L'abito le ha fatte eccome. Perché non sono fatte di solo il vestito, ma dentro quel vestito c'è proprio tutto: loro, la loro personalità, il loro essere donne e magari superdonne, il loro potere, quel gradino superiore da cui guardano il mondo e si lasciano ammirare perché sono loro. Neanche necessariamente belle. Neanche per forza potenti nel senso classico del termine, ma di potere sì: perché sono donne che con il lavoro, le scelte, l'impegno, e pure con l'aspetto e i dettagli frivoli hanno conquistato il mondo, in settori e modi molto diversi. Lady Diana. Ma anche Skin, la cantante degli Skunk Anansie. O Genevieve Bell, vice presidente di Intel Labs. O Zaha Hadid, l'archistar che in questo caso è protagonista e creatrice, perché la mostra che si terrà al Design Museum di Londra dal 29 ottobre al 26 aprile prossimi, «Women Fashion Power», porta la sua firma negli allestimenti.
Sono esposti abiti, accessori storici (come quelli della mitica Elsa Schiaparelli, o uno smoking di Yves Saint Laurent degli anni Sessanta e il vestito che Lady Diana indossò alla festa del suo ultimo compleanno), filmati, fotografie; le signore che hanno deciso di partecipare hanno donato una loro mise e messo in mostra, diciamo, sé stesse. Il punto è che siano donne di potere e anche potenti, che non si vergognano di riconoscere quanto la moda sia potente a sua volta: così importante che loro stesse l'hanno usata «come mezzo di espressione di sé e di potenziamento, per costruire una reputazione, attrarre l'attenzione e affermare l'autorità». Così spiega il sito della mostra, per la gioia del (pseudo)femminismo che vede l'apparenza come il diavolo, la cura per l'aspetto come una concessione imperdonabile alla superficialità, l'eleganza come un cedere colpevole al maschilismo del mondo e un affronto alle altre donne, per non parlare di chi non nasconde la propria bellezza e il proprio stile, segno quasi sicuro di incompetenza (a quel punto bisognerà provare di essere come minimo capacissime, per espiare, ma si sarà ancora più colpevoli).
Insomma questa mostra sul potere della moda femminile, e di certe femmine, dice molto di come le donne si percepiscono e di come le percepisca il mondo: come quel doppio filo di perle che portava Margaret Thatcher, per dire, una signora che certo non si può accusare di essere stata una bamboletta, ma che nonostante la sua ferrignità, o forse proprio per quello, conosceva il potere di certe minuzie, sapeva come i dettagli a volte spicchino più di ciò che è in primo piano, e come non sia futile costruirsi un'immagine anche esteticamente forte. Di ferro in tutto, con il ferro illuminato e reso irraggiungibile da quelle perle. Anche Angela Merkel, un'altra decisamente lontana dal mondo delle passerelle, come la Thatcher non ha potuto rinunciare al suo stile: le giacchette sgargianti, il bollo del suo Cancellierato.
Poi non c'è solo la sobrietà, c'è anche un amore generoso per lo stile e il lusso che è tutto delle donne, specialmente quelle che per fisico e portafoglio possono permetterselo: quindi esibizione, perché no, del tacco vertiginoso delle Louboutin, come su quella scalinata che Carlà e Letizia di Spagna percorsero insieme, mostrando il fondoschiena (e la Bruni anche il fondo rosso delle
décolletés), o gli abiti da sogno che gli stilisti disegnavano per Lady D, le sue borse, i suoi gioielli, la sua perfezione da tappeto rosso e palazzo reale insieme. Senza pensare che i tacchi la rendessero meno la numero uno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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