Inviava alla famiglia della vittima missive anonime realizzate anche con ritagli di giornali, oltre a realizzare cartelloni con scritte offensive e fotografie utilizzate come avvertimento. In alcuni casi avrebbe persino affisso una confezione di preservativi nell'androne del condominio in cui abitava, ponendo l'accento sulla vita sessuale a suo dire eccessivamente disinibita della giovane. E per questi motivi, una donna di sessantaquattro anni, collaboratrice scolastica in un istituto di Perugia, è stata condannata nelle scorse ore a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale da 7mila euro, per gli episodi di stalking nei confronti di una studentessa.
In base a quanto riportato dalla stampa locale, tutto iniziò negli scorsi anni, quando le due protagoniste erano ancora in ottimi rapporti. Secondo la ricostruzione in aula dell’accusa e della parte civile infatti, tra la donna e la ragazza, complice la frequentazione della stessa scuola e dello stesso quartiere del capoluogo umbro, si era stabilito un legame di amicizia all'apparenza molto saldo. Con il passare del tempo però, qualcosa tra le parti si era incrinato: i genitori dell'allora minorenne non vedevano di buon occhio questa amicizia e sarebbero arrivati a chiedere al preside della scuola il trasferimento della bidella in un altro istituto scolastico, ottenendolo. Un gesto che avrebbe definitivamente compromesso il rapporto fra le due, con la più anziana che a quel punto avrebbe iniziato a "stalkerizzare" l'ormai ex-amica. In più modi: era stata accusata di spedire al padre della liceale lettere su lettere (una cinquantina) nella quale faceva riferimento alla vita privata della teenager, screditandola per le relazioni personali che intratteneva.
Le stesse nelle quali consigliava ai familiari metodi su come educarla, giudicandoli a suo avviso eccessivamente permissivi. Una lettera sarebbe stata inviata anche ad un ragazzo, un conoscente della ragazzina, invitandolo a lasciarla perdere per la sua cattiva reputazione. Non solo: secondo l'accusa, sarebbe stata sempre la donna ad affiggere più volte un cartellone all'ingresso dello stabile nel quale risiedeva la vittima, che rafforzava il contenuto delle lettere. Talvolta, accanto al cartellone, piazzava anche un pacchetto di profilattici di una nota marca, allegandovi consigli sull'importanza della sessualità protetta. La questione è quindi finita in tribunale, a seguito della denuncia.
E il giudice, dopo aver esaminato gli atti, ha dunque optato per la condanna per stalking. La storia potrebbe tuttavia non essere finita, visto che l'avvocato difensore della condannata ha annunciato l'intenzione di ricorrere in appello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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