Il peso dei milioni sulla Casa Bianca

I grandi donatori per la campagna del Partito Democratico sono in rivolta. E il dettaglio, nell'ottica della corsa di Biden, non è da sottovalutare

Il peso dei milioni sulla Casa Bianca
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La notizia che importanti donatori democratici hanno improvvisamente scoperto che Joe Biden non è in perfetta salute, dimostra semplicemente che anche i donatori, proprio come i giornalisti «woke» ai vertici del New York Times e di molti programmi televisivi, hanno ignorato con successo l'evidenza dei propri occhi e delle proprie orecchie. Anche quando hanno incontrato Biden faccia a faccia, come ha fatto l'attore George Clooney meno di un mese fa, quando lo ha esaltato come l'uomo che avrebbe battuto Trump mentre ospitava una cena di raccolta fondi a Hollywood. Ora, invece, segue il branco, lamentandosi che Biden è troppo vecchio.

Ovviamente nessuno in politica prende sul serio attori come Clooney (ogni volta che parlano in privato con alti funzionari fanno invariabilmente domande infantili sugli alieni...), ma tutti, dal primo all'ultimo, nella politica americana prendono molto sul serio i grandi donors, i finanziatori: l'ultima campagna presidenziale di Biden nel 2020 è costata 1.624.301.628 dollari (molto più del 1.087.909.269 di Trump): somme enormi, se si considera che sia Biden sia Trump hanno lavorato molto duramente per racimolare anche solo contributi da dieci dollari.

Ciò rende molto importanti i grandi assegni a sei zeri, da 5 o 10 milioni di euro, anche se nel quadro dell'economia americana di oggi le persone in grado di emettere tali assegni non sono molto rare: persino il decimo americano più ricco del 2020 (Larry Page di Microsoft) avrebbe potuto facilmente pagare entrambe le campagne presidenziali del 2020 utilizzando meno del 5% del suo patrimonio, e tale importo sarebbe inferiore al 3% per l'attuale decimo più ricco, Michael Bloomberg (che ha appena donato un miliardo alla John Hopkins Medical School...), mentre per Elon Musk sarebbe ancora meno.

Ironia della sorte, questa abbondanza di denaro significa che le opinioni dei grandi donatori sui candidati sono altrettanto importanti, o addirittura più importanti del loro denaro nella politica americana di oggi. Questo perché sia i giornalisti sia gli elettori in generale sanno che i donatori hanno l'attenzione totale dei candidati quando li incontrano - e sono quindi i più qualificati a giudicare le loro condizioni fisiche e mentali. E naturalmente pochissimi degli americani più ricchi hanno ereditato la loro ricchezza - nessuno tra i primi dieci - quindi, oltre al denaro, hanno sicuramente anche il cervello.

Ecco perché la notizia che i grandi donatori si stanno rivoltando contro Biden perché non credono più che possa condurre una campagna elettorale di successo - figuriamoci una presidenza di quattro anni - è più importante delle affermazioni di continuo sostegno che continuano ad arrivare dai politici democratici. Se Biden rimane in corsa, sfruttando l'importante vantaggio procedurale dei delegati controllati alla Convenzione e il vantaggio finanziario dei contributi già ricevuti, che superano i 200 milioni di dollari, i Democratici potrebbero perdere molto più della Casa Bianca in caso di crollo a metà campagna.

Al giorno d'oggi molti votano il cosiddetto straight ticket, ovvero per il Presidente e per i membri del Congresso insieme, quindi un crollo nel bel mezzo della campagna potrebbe far vincere a Trump sia la Casa Bianca sia una grande maggioranza in entrambe le Camere, una prospettiva terribile che potrebbe portare a una ribellione alla convention di Chicago, qualora Biden resistesse fino ad allora.

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