Già pronta una raffica di multe Chi rischia la "batosta Covid"

Obbligo di mascherine all’aperto solo se sarà necessario. Secondo gli esperti dell'Oms il picco di positivi è previsto alla fine del mese

Già pronta una raffica di multe Chi rischia la "batosta Covid"

Il piano del governo per evitare una seconda ondata di coronavirus è praticamente delineato, o almeno così parrebbe da quanto reso noto nelle ultime ore.

Il piano del governo

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha precisato che si sta ancora valutando “l’obbligo di indossare mascherine all'aperto", norma che entrerà in vigore solo se necessaria. Intanto previste sanzioni per chi non le indossa e per coloro che creano assembramenti, oltre a una settimana di campagna mediatica, dal 5 all’11 ottobre, per esortare la popolazione a scaricare la App Immuni, con tanto di spot istituzionale: “Rispetta te e gli altri”. Perché, come sottolineato dallo stesso Conte in occasione della conferenza stampa al termine dei lavori del Consiglio europeo straordinario a Bruxelles, “non possiamo permetterci di farci trovare impreparati dalla seconda ondata”. I dati dei nuovi positivi non tendono a diminuire anzi, bollettino dopo bollettino, Palazzo Chigi starebbe valutando ogni misura per contrastare la diffusione del virus. Insomma, dopo la pausa estiva, l’idea sembra quella di tornare a norme più strette, con l'obiettivo di evitare un altro lockdown che metterebbe ancor più in ginocchio l’economia del nostro Paese. Il premier ha inoltre sottolineato: “Dobbiamo mantenere alta la soglia di attenzione, basta una distrazione per un breve arco temporale perché la curva sfugga di nuovo al controllo. E sarebbe terribile”.

Tanto per non creare allarmismo nella popolazione. C’è da dire che al momento la situazione all’interno delle strutture ospedaliere è sotto controllo. Nei giorni scorsi il presidente del consiglio aveva avanzato l’idea di prorogare lo stato d'emergenza al 31 gennaio 2021, eventualità che verrà confermata solo dopo un confronto con il Parlamento.

Conte ha chiesto alle Regioni di proseguire unite, mantenendo il limite massimo di mille persone negli stadi, per quanto riguarda grandi eventi, come le partite di calcio di serie A. Non è ancora stato deciso se limitare al 10% la presenza degli spettatori di altre manifestazioni all'aperto. Al chiuso, non più di 200 persone, sia per eventi sportivi che non.

L'idea di mini-lockdown

Al momento non è previsto un secondo lockdown nazionale. Potranno invece esserci micro-lockdown, non zone rosse estese, per cercare di intervenire fin dall’inizio su nuovi piccoli focolai, all’interno di scuole, condomini, supermercati, aziende. Il governo starebbe anche pensando di dare una nuova direttiva ai prefetti in modo da rendere maggiormente efficaci i controlli da parte delle forze dell’ordine. Potrebbero scattare multe, anche salate, per chi verrà trovato senza mascherina. Il governo e il ministero della Salute sembrano preoccupati dagli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che, in mancanza di norme adeguate per evitare la diffusione del virus dai più giovani alle persone anziane, prevede un picco di soggetti positivi alla fine del mese di ottobre. Si potrà avere un’idea dell’impatto della riapertura delle strutture scolastiche sulla diffusione del virus solo da metà della prossima settimana. Tra circa una decina di giorni, sempre secondo le previsioni degli esperti di Ginevra, dovremmo vedere un innalzamento dell’età dei contagiati. Se ciò dovesse realmente avvenire potrebbe portare a più ricoveri negli ospedali e a un maggiore numero di decessi. Proprio per evitare questo, le regioni stanno potenziando i loro reparti di terapie intensive, per non farsi trovare impreparati come a marzo e aprile.

I posti in terapia intensiva

Come riportato da La Stampa, il commissario Domenico Arcuri sarebbe già in accordo per fare un bando che aprirà a breve 1.044 cantieri in 457 ospedali e 176 asl per creare stabilmente 3.444 letti in terapia intensiva e 4.123 in sub-intensiva. Metà dei quali, se necessario, potranno essere riconvertiti per i pazienti più gravi. Intanto però si dovrà fare affidamento sui 5.179 già esistenti, oltre ai mille che sono stati creati in piena emergenza. Anche se questi non presenterebbero i requisiti necessari, né per quanto riguarda la sicurezza, né per quanto riguarda la locazione, perché siti in spazi troppo piccoli. In tutto sarebbero disponibili 6mila posti letto, tenendo però presente che nella stagione autunnale e invernale il 90% viene già solitamente occupato da soggetti anziani con malanni stagionali. Quindi, i posti destinati ai ricoveri per Covid rimarrebbero circa 1.500. Dei quali, solo 1.200 ancora disponibili, perché 300 sono già occupati da pazienti con coronavirus.

C’è anche da considerare la penuria di medici, vero che mille specializzandi sono stati assunti con il decreto del 9 marzo, ma sono gli anestesisti, almeno 3mila, a mancare. Il piano in teoria ci sarebbe, adesso basta vedere se il governo saprà metterlo in atto.

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