Dai tagli ai ripetuti ritardi, al flop dei vari bandi per medici e infermieri. Il piano vaccini è già un fallimento su tutta la linea. Matteo Bassetti non usa giri di parole e boccia punto per punto il piano vaccinale sfornato dal commisario per l'emergenza Domenico Arcuri.
"Non voglio giudicare le persone, - dice, intervistato da AdnKronos Salute, il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria - ma il piano vaccinale ad oggi è stato un fallimento quindi è bene comunque cambiare. C'è bisogno di un nuovo impulso. Troppe cose non hanno funzionato, al di là dei ritardi sui vaccini, dai bandi alle assunzioni dei medici". E, dato il prevedibile cambio di guardia con l'uscita di scena del governo Conte II, Bassetti spinge per un turn over ai vertici di una struttura commisariale totalmente incapace di gestire l'emergenza in tutte le sue fasi. "Ci vuole una nuova ripartenza - sottolinea l'infettivologo genovese - e occorre ripensare una campagna informativa ad alto livello, con più siti dove fare le vaccinazioni sfruttando le farmacie, i medici di famiglia, le fiere e le caserme. Occorre vaccinare velocemente per evitare altre ondate e la circolazione delle varianti".
Al di là dei flop del super commissario in odore di scadenza, a preoccupare il direttore del San Martino è l'ipotesi, probabile, di un proliferare di varianti del coronavirus in grado di sfuggire ai vaccini anti Covid disponibili. "I vaccini sono stati sviluppati sulla proteina Spike del virus cinese, il primo sequenziato - ricorda Bassetti -. Potrebbe essere quindi che queste varianti scappino ai vaccini. É un punto ancora non definito che però preoccupa. Difficile dire quale variante è più pericolosa tra quelle fino ad oggi individuate. Quella sudafricana e quella brasiliana sembrerebbero essere le più pericolose. La prima si concentra di più nella saliva ed è più facilmente contagiosa, e poi ha la capacità di avere questo meccanismo per cui può scappare alle difese immunitarie che noi produciamo. Ovvero: una persona viene in contatto con il virus, produce gli anticorpi e nonostante gli anticorpi si infetta lo stesso per una seconda volta, anche poco tempo dopo la prima. Sulla variante inglese invece, per ora predominante in Europa, i vaccini sembrano funzionare".
Il nodo varianti, però, mette in luce una grave carenza della ricerca medica italiana, che paga gli scarsi investimenti pubblici nell'ambito sequenziamento genetico, l'unica arma per rintracciari le varianti del virus. E l'Italia è fanalino di coda in Europa. "Non si può pensare di parlare delle varianti senza sapere che cosa sta succedendo nel nostro Paese - bacchetta Basetti - Non abbiamo un'idea chiara su questo problema perché non si è adeguatamente investito sui laboratori per il sequenziamento genetico. Alcune strutture lo fanno molte altre no. Ora la cosa più importante è dire che siamo il Paese in Ue che fa meno rilevazione di sequenziamenti: 1 su 1.000 positivi, mentre ci sono Paesi che ne fanno 40-50 e la Danimarca arriva a 150 su 1.000 positivi.
Oltre ad auspicare una totale riscrittura di un piano vaccini dimostratosi fallimentare, il direttore della clinica di Malattie infettive, preso di mira per i suoi toni spesso tranchant, esorta un cambio di rotta anche sulla gestione dei finanziamenti pubblici.
"Servono risorse per fare una mappatura quotidiana: tutti i laboratori - conclude l'infettivologo - devono inviare un certo numero di campioni e devono mandare i risultati al ministero della Salute che poi deve elaborare una mappa della circolazione delle varianti nel Paese. C'è urgenza su questo tema e stiamo perdendo molto tempo".
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