A Milano si spara. E Pisapia pensa alle nozze gay

Appena eletto, il sindaco disse sprezzante: "Sembra di essere a Beirut". Ma la sicurezza non interessa solo ai cittadini di destra: tocca tutti

«Sembra d’essere a Beirut», fu la battu­ta sprezzante e imprudente con cui l’appena eletto sindaco Pisapia, in osse­quio agli imperativi banal-ideologici anti­militaristi imposti dalla coalizione arancio­ne, chiese l’«immediato ritiro»delle pattu­glie militari, generalmente composte da due soldati e un carabiniere, che da parec­chi mesi ormai giravano per le strade di Mi­lano. Era una presenza che aumentava nel­la gente il senso di sicurezza e di accudi­mento. E non era solo una generica ed epidermica percezione, ma una concreta, effettiva consta­tazione di un’attività di sorveglianza e protezione. Spacciatori e balordi non gradivano molto gli sguardi che arrivavano da quelle camionette che scivolavano lente e silenziose, anche di notte, per le vie della città.
Pisapia non voleva che Milano sembrasse Bei­rut ( accostamento che sarebbe comico se non fos­se perverso) e perciò ha complessivamente abbas­sato la guardia nella lotta alla violenza quotidia­na, alla cosiddetta «microcriminalità» - quella che in realtà dà più fastidio alla gente- col risultato che adesso è arrivata la criminalità «macro», dura, cru­dele e sanguinaria, quella che spara per le strade, finisce donne e uomini (senza preoccuparsi dei bambini) con colpi alla testa mentre da mesi si ri­petono stupri, aggressioni e violenze, soprattutto alle donne, aumenta l’accattonaggio aggressivo e minaccioso. Ma noi, che non abbiamo mai avuto la sensazione di vivere a Beirut, non vogliamo, in­vece, che Milano diventi Scampia. Si chieda, caro sindaco, se le due sparatorie, avvenute in meno di 24 ore - una terribilmente sanguinaria, l’altra for­tunatamente senza vittime - non avrebbero trova­to almeno qualche impedimento in più se ci fosse­ro stati in giro più poliziotti, più carabinieri, più vi­gili urbani e, perché no?, quei soldati che a lei e ai suoi compagni davano la fastidiosa sensazione di vivere a Beirut.
Forse è arrivato il momento, caro sindaco, di de­dicare più impegno alla sicurezza (di tutti) e un po’ meno al registro (per pochi)delle coppie di fat­to, con annesse pseudo-nozze omosessuali, con o senza cerimonia poco importa. Forse è arrivato il momento che la maggioranza di sinistra che gover­na
Milano si liberi del ridicolo pregiudizio secon­do il quale i problemi della sicurezza, il desiderio di sicurezza, sono roba di destra. E invece costitui­scono una questione sociale autentica e vasta, che tocca una sensibilità popolare profonda. Insom­ma, qualcosa che dovrebbe interessare anche- for­se soprattutto - la sinistra. Perché, credo, anche le donne di sinistra vogliono poter uscire tranquille da sole la sera, anche gli anziani di sinistra non vo­gliono essere scippati dopo aver ritirato la pensio­ne alla Posta, anche nelle strade abitate da gente di sinistra non è bello assistere allo spaccio esibito sfacciatamente, senza pudore o timore. E per pia­cere ci risparmi i soliti pistolotti sulla demagogia e sulla destra che fomenta la paura. Giacché, ad esempio, le dichiarazioni minimizzanti e sociolo­giche dell’assessore alla Sicurezza (senza ironia!) Granelli o quelle semplicemente ridicole dell’as­sessore alla Cultura Boeri sulla criminalità orga­nizzata più interessata a Milano perché adesso la città è «al centro dell’attenzione dell’Italia e del mondo», sono le più inquietanti manifestazioni della superficialità e del pregiudizio ideologico con cui la giunta gestisce questi problemi.

Perciò, signor sindaco, è il momento di smettere di gioca­re agli sposini con le coppie di fatto e di occuparsi di cose serie. E converrà che la sicurezza dei mila­nesi è cosa serissima.

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