L'inno di Mameli cantato a cappella da Sergio Sylvestre prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus ha scatenato le polemiche per gli errori commessi dal giovane cantante, che ne ha dimenticato alcune parti. Per molti una sbavatura dettata dell'emozione del momento e dall'atmosfera irreale dello Stadio Olimpico di Roma, deserto per le misure anti-Covid. Per altri una mancanza di rispetto, non tanto per la dimenticanza ma per il gesto fatto da Sylvestre al termine dell'inno di Mameli.
Un'amnesia durante l'esecuzione di una canzone si perdona anche ai migliori, figuriamoci a un giovane alle prese con la tensione per un onere così importante. Esibirsi nell'inno di Mameli, durante una competizione sportiva di così alto rango, è un onore e un privilegio a cui moltissimi artisti ambiscono. Intonarlo a cappella, senza il calore del pubblico, senza l'accompagnamento emotivo, può senz'altro essere motivo di grande insicurezza. Infatti, a scaldare gli animi dei social non è stata tanto la dimenticanza di quasi una strofa dell'inno d'Italia. Per quella è stato lo stesso cantante a giustificarsi: "Mi sono bloccato non perché mi sono dimenticato le parole, ma perché mi è venuta una tristezza molto forte. Mi sono emozionato". Questo è l'aspetto minore della polemica, che invece si concentra sul gesto fatto successivamente dal cantante, che si collega alle proteste anti-razziste dei movimenti #blacklivesmatters.
Terminato l'inno, infatti, Sergio Sylvestre ha alzato il pugno chiuso, citando il gesto plateale di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi in Messico del '68. Lo ha fatto nel momento d'apice, quando gli italiani gridano con orgoglio il famigerato "Sì!". Poi, Sergio Sylvestre avrebbe anche urlato lo slogan "no justice, no peace" subito dopo aver cantato e sbagliato l'inno, con la regia Rai che ha staccato sul campo di calcio. Una sequela di situazioni che hanno fatto infuriare tantissimi italiani, che già da quando è circolato il nome di Sylvestre per l'inno di Mameli hanno storto il naso. Il cantante, infatti, non è italiano e non è naturalizzato, è un cittadino statunitense, originario di Los Angeles. Sylvestre è arrivato in Italia nel 2012 e nel 2015 ha partecipato al programma Amici di Maria De Filippi. "Perché scegliere un cantante straniero per intonare l'inno di Mameli?" Questa è la domanda che si pongono tantissimi utenti sui social.
"Ieri sera un Sergio Sylvestre destinato a diventare idolo delle sardine ha: saltato molte parole dell'inno nazionale, alzato un pugno chiuso, gridato minacciosamente 'no justice, no peace'. Già che c'era, poteva recarsi al vicino Stadio dei Marmi e sfregiare un po' di statue", scrive polemico Daniele Capezzone. "Dimenticare una strofa dell'inno può succedere, se non sei italiano. E pure alzare il pugno chiuso succede. A chi non è italiano", scrive una ragazza sottolineando le distorsioni di un momento che dovrebbe essere di unità nazionale, di gioia calcistica, lontano dalla politica. "Il problema non è essere gialli, rossi, neri o bianchi. Il problema è sputare sull'inno d'Italia, non conoscendone le parole e quindi l'importanza, e farne uno strumento di propaganda ideologica con il pugno alzato", scrive un altro utente.
A schierarsi contro Sergio Sylvestre anche Lorenzo Battistello, uno dei concorrenti storici della prima edizione del Grande Fratello: "Era troppo concentrato a non sbagliare la strumentalizzazione del momento alzando il pugno chiuso alla fine?"Ieri sera un #SergioSylvestre destinato a diventare idolo delle sardine ha:
— Daniele Capezzone (@Capezzone) June 18, 2020
-saltato molte parole dell’inno nazionale
-alzato un pugno chiuso
-gridato minacciosamente: “No justice, no peace”.
Già che c’era poteva recarsi al vicino Stadio dei Marmi e sfregiare un po’ di statue
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