La prima coppa assegnata nel post lockdown va al Napoli, che conquista la Coppia Italia allo Stadio Olimpico di Roma deserto contro la Juventus. Per la prima volta da quando è stato istituito questo torneo, la finale è stata giocata a porte chiuse in un clima surreale al quale, però, dovremmo abituarci anche per il futuro. Prima del calcio d'inizio, come da tradizione, c'è stato il momento solenne dedicato all'inno di Mameli. Ad avere l'onere e l'onore di cantarlo è stato Sergio Sylvestre, cantante della fucina di Amici di Maria De Filippi che in questi anni si è fatto strada nell'ampio panorama musicale.
L'inno d'Italia è stata una delle colonne sonore del lockdown del Paese. Dai balconi di tutta Italia, nelle prime settimane della pandemia, le note della canzone di Mameli si diffondevano per le strade e le piazze deserte, riecheggiavano quasi malinconiche nel silenzio assordante delle nostre città. Ci ha fatto sentire più uniti che mai, almeno in quei giorni, ci ha regalato l'emozione di sentirci orgogliosi di essere italiani, di appartenere a un'unica bandiera. Risentirlo in uno stadio di calcio deserto, prima del minuto di silenzio dedicato alle vittime del Covid, ha certamente suscitato fortissime emozioni. Non c'era nessun tappeto musicale a fare da accompagnamento a Sergio Sylvestre, che ha intonato a cappella le struggenti note dell'inno, rivisto in una chiave pop.
La voce potente del cantante riecheggiava in uno Stadio Olimpico che sembrava ancora più grande di quanto non sia. Non c'erano le voci del pubblico ad accompagnare quella di Sylvestre, non c'erano gli applausi a scandire i tempi. In un clima così, sospeso e suggestivo, probabilmente il cantante non ha retto l'emozione e ha dimenticato le parole dell'inno di Mameli. Sono stati pochi attimi, un'esitazione comprensibile per Sylvestre, che ha comunque ripreso perfettamente il filo per portare a termine in maniera eccellente la sua esibizione. Quando l'inno suonava dai balconi delle case italiane c'erano i cori, anche i "popopo" che fanno parte di una tradizione folkloristica alla quale difficilmente gli italiani sanno rinunciare. Una consuetudine non molto apprezzata in alcune circostanze ma che mai come in questo caso sarebbe servita a dare un cenno di normalità.
Invece è stato il silenzio l'unico protagonista di questo momento, un silenzio che forse per la sua intensità ha tratto in inganno anche Sergio Sylvestre, probabilmente poco abituato a cantare senza il pubblico, a non avere il supporto della gente attorno a lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.