Pollicino, Ariel e Mary Poppins: coi migranti incassi 'da favola'

Nei conti spesa delle prefetture centinaia di cooperative con i nomi più strani. Il “magico mondo” dell’accoglienza con appalti da migliaia di euro

Pollicino, Ariel e Mary Poppins: coi migranti incassi 'da favola'

Riceviamo e pubblichiamo:
“Il contenuto dell’articolo del 16 luglio 2017 ha leso l’immagine personale e professionale del Presidente e della cooperativa Pollicino.
La cooperativa sociale, infatti, non si “accaparra” i migranti ma partecipa, con regolarità e correttezza, alle gare d’appalto (che vengono indette dalle Prefetture e dai Consorzi intercomunali) per l’accoglienza dei richiedenti asilo.
La cooperativa Pollicino, infatti, opera legittimamente, scrupolosamente e con l’apprezzamento degli enti preposti nel settore socio assistenziale ed educativo ormai dal 1987.
Triste, quindi, che sia stata banalizzata, ridicolizzata ed all’evidenza connotata negativamente la storia personale e professionale di profusione all’impegno sociale ed al lavoro dei fondatori della cooperativa sociale di cui lo scrivente è presidente.
Distintamente.
Per la cooperativa Pollicino
Paolo Marengo”

Se il sistema dell’accoglienza ai migranti in Italia potesse essere rappresentato con un film, questo sarebbe proprio Mary Poppins. O meglio, la borsa della baby sitter più famosa del mondo, al cui interno si può trovare di tutto: centinaia di cooperative, associazioni, Srl, hotel, Caritas, parrocchie e pure le (ex) case di riposo per anziani o disabili. La pesca non finisce mai.

Alcune coop si distinguono dalle altre più per la fantasia nei loro nomi che per altro. Volete degli esempi? Pollicino, Il Biancospino, Arischiaccoglie, L’isola che non c’è. Poi la sezione Disney: Mary Poppins, Eta Beta e Nemo. E se qualche migrante non gradisce l’ospitalità, può sempre bussare alla “Casa di Tom”.

Non vi illudete. Nel “magico mondo” dell’accoglienza c’è pure chi a incassi non scherza. La cooperativa Pollicino venne fondata nel 1987 a Ivrea, in provincia di Torino. Il caso volle che un gruppo di operatori sull’orlo del licenziamento provò a mettersi in proprio. La coop per cui lavoravano gestiva il centro diurno “San Nicola”, ma da un giorno all’altro decise di lavarsene le mani. Serviva qualcuno che subentrasse e i dipendenti si sono adoperati. Briciola dopo briciola Pollicino è arrivato lontano, trovando la strada dell’intervento in aree di handicap, minori, anziani e immigrazione. Con l’emergenza sbarchi i soci si sono accaparrati circa 150 profughi tra Aosta, Novara, Ivrea e Cuneo. Nel biennio scorso gli appalti con le sole prefetture di Torino e Cuneo sono valsi 3.199.448 euro, anche se al momento risultano liquidati “solo” 709mila euro. In effetti a settembre il coordinatore Andrea Marengo si lamentava di vantare crediti consistenti con lo Stato. “La nostra è una realtà di media grandezza - diceva - e ancora riusciamo ad andare avanti, i più piccoli rischiano di collassare”. Pollicino non demorde e continua a seminare. Che tanto prima o poi si raccoglie.

Di migranti ne raduna diversi la cooperativa Mary Poppins. Non lasciatevi ingannare dal nome. Non ci sono tate volanti, ombrelli magici né zucchero per mandare giù la pillola. Piuttosto ad alcuni potrebbe risultare indigesto il link al blog di Laura Boldrini, indicato come collegamento “utile” per chi si occupa di immigrazione. Purtroppo (o per fortuna) la pagina “Popoli in fuga” del Presidente della Camera è ferma a marzo del 2013. Sempre attiva invece la rete di ospitalità di Mary Poppins: 170 migranti tra i Centri straordinari (Cas) nel Canavese e i progetti Sprar di Chivasso e Ivrea. Non mancano neppure la serie televisiva MigrantTv per la “sensibilizzazione verso l’accoglienza”, il progetto Musulmani in Europa, lo sportello per stranieri, l’assistenza legale e i laboratori di animazione interculturale. Tutto molto interessante. Ecco in termini economici cosa significa: per il solo sistema dei Cas, nel biennio 2015-2016, la prefettura di Torino ha concordato un importo di 2.885.926 euro di cui liquidati 597.833. Il progetto Sprar di Ivrea nel triennio 2014-2016 era stato finanziato dal Ministero dell’Interno con 270.000 euro all’anno e quello di Chivasso con 560mila in tre anni. Totale: 1,3 milioni di euro. Tutto legale e lecito, per carità. Ma per chiarezza i conti sono doverosi. “Due penny, è la somma con la quale ho cominciato io”, diceva in fondo il vecchio banchiere di Mary Poppins al piccolo Michael Banks.

E ve lo ricordate Eta Beta? Testa ellittica, nasone evidente, compagno di avventure di Topolino. L’uomo del futuro della Disney ha ispirato centinaia di storie a fumetti indossando solo un gonnellino nero da cui riesce a estrarre qualsiasi cosa. Biciclette, lampade, armi e se potesse pure migranti. Non è dato sapere se la Cooperativa Eta Beta di Roma si sia ispirata al simpatico personaggio che dorme sui pomelli del letto e mangia naftalina. Ma tant’è. Fondata il 18 ottobre del 2011 con l’obiettivo di promuovere “servizi ed iniziative” per cittadini svantaggiati, la coop gestisce centri di accoglienza sia Sprar che straordinari tra il Lazio e l’Abruzzo. Nel pescarese ci sono il Cas “Excelsior” di Montesilvano (145 posti), il “San Donato” di Pescara (46) e il “Torre del Moro” di Città Sant'Angelo (74). A L’Aquila 50 immigrati se ne stanno al “Pizzoli” e vicino Roma 79 vivono al “Marcellina". Quanto incassa? Quasi impossibile stabilirlo. La prefettura romana non mette ancora a disposizione i pagamenti del 2016 e quella di Pescara non fornisce dati sugli importi liquidati. Solo L’Aquila ci dice qualcosa: qui la coop ha incassato 168.730 euro su 784.960. Ma con i quasi 400 immigrati a carico il conto totale dovrebbe essere molto più consistente. Perché essendo l’uomo del futuro, di migranti Eta Beta ne capisce.

Si sa invece qualcosa in più sui conti di altre “fantastiche” cooperative. Nel 2016 l’associazione “Nemo” a Torino si è aggiudicata 1.308.738 euro. L’Isola di Ariel, tra Torino e Cuneo, ben 8.888.094 euro (di cui già incassati 2.201.367). “L’Ippogrifo”, che tanto ricorda il nobile animale della saga di Harry Potter, si è vista assegnare dalla prefettura di Piacenza 215.037 euro. E tra “l’Isola che non c’è” (42.510 euro) e quella “che ora c’è” a Parma (153.422), il quadro è completo. Con nomi (e incassi) “da favola”.

Rettifica:
Per un errore nella composizione della foto, è apparso per un breve periodo il logo sbagliato della cooperativa Ariel. Ci scusiamo con i lettori e con la Fondazione Ariel, che nulla ha a che fare con la vicenda.

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