Notte di tensione dinanzi alla casa del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio a Pomigliano. Intorno alla mezzanotte un gruppo di operai, all’incirca una quindicina di persone, si è presentato davanti al portone d’ingresso dello stabile in cui dimora il vice-premier per inscenare una protesta. I presenti si sono dimostrati fin da subito disposti a tutto pur di parlare con Di Maio delle loro problematiche in ambito lavorativo. Alcuni si sono incatenati ad un’inferriata, mentre altri hanno addirittura minacciato di darsi fuoco.
Come ovvio è scattato immediatamente l’allarme e, davanti alla palazzina di via Abate Felice Toscano, ha iniziato a formarsi un vero e proprio assembramento di carabinieri. Dopo aver bloccato la via nelle due direzioni, i militari si sarebbero dovuti occupare degli operai, tuttavia al loro arrivo i manifestanti si erano già dileguati.
Già in altre occasioni si erano verificate manifestazioni di protesta davanti alla casa del vice-premier, con tanto di minacce di suicidio. L’episodio più eclatante quello dello scorso giugno, quando l’operaio della Fiat di Pomigliano Mimmo Mignano, licenziato dall’azienda, si era cosparso di benzina minacciando di darsi fuoco. Anche in quel caso la vicenda si svolse sotto casa di Di Maio, così come, poco prima del fatto sopracitato, le rimostranze da parte dei lavoratori del Consorzio unico di Bacino (Cub) della sezione di Acerra.
Nell’episodio della scorsa notte non dovrebbero esser coinvolti né il Cub né i Cobas della Fiat, anche se gli inquirenti mantengono un certo riserbo nelle
indagini per quanto riguarda la provenienza degli operai. Certo non ha aiutato il fatto che questi ultimi si siano allontanati prima, eventualmente, di esporre pubblicamente le ragioni del proprio malcontento.
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