"L'Italia mi dia asilo". Ma il pakistano era condannato per stupro

Proprio l'ufficio Immigrazione della questura ha scoperto la condanna in via definitiva per violenza sessuale su minore, per evitare la quale lo straniero era fuggito in Germania, prima di fare nuovamente ritorno nel nostro Paese

"L'Italia mi dia asilo". Ma il pakistano era condannato per stupro

Vuole fare richiesta di asilo politico e per questo si reca presso l'ufficio Immigrazione della questura di Pordenone, tuttavia proprio a causa dell'avvio dell'iter burocratico emerge una condanna in via definitiva per violenza sessuale su minore mai scontata e questo lo porta finalmente in carcere.

Protagonista della assurda vicenda un 30enne di nazionalità pakistana il quale, invece di stringere tra le mani il tanto desiderato documento, dovrà passare un anno e nove mesi dietro le sbarre della casa circondariale di Treviso. Secondo quanto riferito dalla stessa questura di Pordenone, i fatti si sono verificati durante la mattinata di ieri, mercoledì 7 ottobre. L'extracomunitario aveva raggiunto gli uffici della sezione Immigrazione per inoltrare formale richiesta di asilo politico, e per questo gli addetti allo sportello gli avevano consegnato la documentazione necessaria da complilare per avviare la pratica. Grazie alle verifiche effettuate sul passato del pakistano, anche con la preziosa collaborazione dei colleghi della squadra mobile, sono emersi tutti i precedenti dello stesso. Sul 30enne pendeva una condanna in via definitiva ad 1 anno e 9 mesi di reclusione per il reato di violenza sessuale compiuto nei confronti di una ragazzina minore di 14 anni.

I fatti, commessi in una località in provincia di Ancona, risalgono al lontano 14 aprile del 2014, mentre la sentenza di condanna è divenuta definitiva nel novembre dell'anno successivo. A bordo di un autobus di linea, ed in evidenti condizioni di alterazione psicofisica, il pakistano aveva iniziato prima a molestare pesantemente il conducente del mezzo pubblico e quindi a palpeggiare due ragazzine, tra cui la giovane minore di 14 anni. L'autista aveva prontamente contattato le forze dell'ordine, che raggiunsero il bus per trarre in arresto il maniaco.

Dopo essere stato sottoposto a qualche mese di custodia cautelare in carcere, l'extracomunitario tornò a piede libero, approfittandone immediatamente per far perdere le proprie tracce. Abbandonata l'Italia, secondo il percorso ricostruito proprio dagli uomini della questura di Pordenone, lo straniero raggiunse la Germania: tra l'altro, proprio a suo carico, risultano controlli effettuati dalle forze dell'ordine tedesche tra 2015 e 2016.

Alla condanna per violenza sessuale su minore, divenuta definitiva

nel novembre del 2015, seguì l'ordine di esecuzione carceraria da parte della procura della Repubblica di Ancona (maggio 2019). Ora, finalmente, il maniaco pakistano sconterà la pena dietro le sbarre del carcere di Treviso.

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