Pressing del Cts su Conte per la proroga dello stato di emergenza fino al 31 luglio

Il Cts chiede al governo di prorogare fino al 31 luglio lo stato di emergenza del Paese ed esprime preoccupazione per la situazione italiana

Pressing del Cts su Conte per la proroga dello stato di emergenza fino al 31 luglio

Il Comitato tecnico scientifico è chiaro nelle sue indicazioni il Paese è in piena crisi epidemica e lo stato di emergenza dev'essere prorogato fino al 31 luglio. Sarebbe questa la linea dettata dagli esperti al governo in vista del nuovo Dpcm che, a meno di rinvii, dovrà essere firmato da Giuseppe Conte entro il prossimo 16 gennaio. Il 31 gennaio scadrà l'attuale proroga: il primo stato di emegenza era stato dichiarato dal governo esattamente un anno prima, il 31 gennaio 2020, quando ancora non c'era la percezioni di quanto stava accadendo in Europa e di cosa sarebbe potuto accadere. Il virus dilagava in Cina, dove già Wuhan era in lockdown ma quanto sarebbe accaduto solo in mese dopo era imprevedibile.

Le prime indiscrezioni dei giorni scorsi suggerivano che il governo intendesse prolungare lo stato di emergenza fino ad aprile, di tre mesi rispetto all'attuale scadenza. Tuttavia, il Cts ha evidenziato la necessità di allungare ulteriormente questa seconda proroga, in modo tale da poter gestile qualunque scenario con gli strumenti di emergenza per tutto il tempo necessario. La valutazione di una proproga di 6 mesi, e non di 3, da parte del Cts si basa principalmente su 4 fattori. Gli ospedali sono ancora oltre la soglia critica, la campagna vaccinale si prevede sia lunga e non particolarmente semplice. A complicare il quadro, c'è la situazione internazionale tutt'altro che rassicurante. Inoltre, sussiste lo scenario ancora aperto della sovrapposizione dell'influenza stagionale col Covid, anche se pare che le norme di distanziamento e i dispositivi di protezione individuale abbiano quasi del tutto azzerato la sua incidenza sulla popolazione.

Il nuovo Dpcm conterrà anche le norme per la riapertura degli impianti sciistici, un nodo particolarmente sentito per l'equilibrio economico del Paese. A tal proposito, c'è "grande preoccupazione" tra i membri del Cts, visto e considerato che la stragrande maggioranza degli impianti sciistici italiani si trovano nelle regioni in cui l'epidemia sta colpendo con maggiore violenza. Ed è proprio alla luce di questa situazione che il Cts ha chiesto che i Campionati mondiali di sci alpino, che si svolgeranno il prossimo mese di febbraio a Cortina d'Ampezzo, vengano disputati a porte chiuse.

Il rinvio dell'apertura degli impianti non è certo una sorpresa, era nell'aria da giorni e le Regioni con competenze territoriali sui territori montani erano già pronte a questo scenario. Tuttavia, sono maturi i tempi per pensare ai ristori per il comparto turistico stagionale, letteralmente in ginocchio.

"Prendiamo atto dell'ipotesi annunciata dal governo di un nuovo rinvio dell'apertura degli impianti di risalita e del conseguente incremento della crisi di tutto il comparto turistico invernale della montagna, e chiediamo al governo di assumere un impegno serio nei confronti di questo settore, garantendo ristori certi, immediati e proporzionati alle perdite subite", hanno detto i partecipanti alla Commissione Speciale Turismo della conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

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