Prete pedofilo, vescovo lo copre: "Non parlare coi carabinieri"

Dall'indagine sulle presunte violenze sessuali di don Antonello Tropea a Reggio Calabria emerge che il vescovo lo avrebbe coperto per non "far degenare"

Prete pedofilo, vescovo lo copre: "Non parlare coi carabinieri"

"Non parlare con i carabinieri". Ha detto questo al suo prete accusato dai parrocchiani di omosessualità e pedofilia il vescovo monsignor Francesco Milito, della diocesi di Oppidio-Palmi. E questo perché i carabinieri avrebbero potuto far "degenerare le cose". Non solo. Perché dopo l'apertura delle indagini nei confronti di don Antonello Tropea, parroco della parrocchia di Messignadi di Oppidio Mamertina, il vescovo avrebbe detto al prete di "continuare a fare le cose che faceva prima".

Secondo quanto scritto dall'ordinanza del gip di Reggio Calabria, Antonio Scortecci, monsignor Milito avrebbe coperto il parroco, senza adottare "provvedimenti cautelativi né di minima verifica delle accuse rivolte all'indagato". Per questo il gip ha anche rifiutato la richiesta di domiciliari per il sacerdote, proprio perché se a decidere il luogo della detenzione fosse il Vescovo non sarebbe corretto, in quanto ha mantenuto "atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria dello stesso accusato".

La vicenda è già nota. Il parcco Antonio Tropea organizzava incontri omosessuali a pagamento con ragazzi minori ed era stato trovato una volta in un auto appartato con un minorenne. Tra le intercettazioni inserite nell'ordinanza ci sono anche le conversazioni tra il prete e il vescovo, riportate da Repubblica. "Lascia perdere riguardo la lettera che hanno fatto sta storia che hanno fermato i bambini - dice il vescovo - La cosa gravissima non è, è questo pettegolume di suore. Tu piomba subito e glielo puoi dire, io mi sono incontrato col vescovo, il vescovo c'è rimasto proprio...(incompr) quanto il fatto che le suore siano andate a riferire a M. la battuta del prete".

Il riferimento alle "suore" sarebbe ad una signora che avrebbe redatto la lettera anonima che avvertiva la curia degli incontri del parroco. Tanto che nel mese di luglio il prete e il vescovo si sarebbero incontrati per parlare delle "voci" sui rapporti del parroco, incontro durante il quale il vescovo avrebbe consigliato al parroco di non rivolgersi ai carabinieri. Solo che le forze dell'ordine stavano già indagando sul prete, trovato in auto insieme ad un minore. Le indagini avevano poi permesso di risalire ad altri incontri omosessuali con minori organizzati dal prete.

I giovani venivano contattati attraverso una applicazione per incontri omosesuali, e le relazioni sarebbero avvenute anche in parrrocchia. L'uomo si presentava come Nicola, insegnante di educazione fisica. Nicola come il santo patrono della sua parrocchia, San Nicola di Mira. Ma nonostante ciò, il vescovo ha deciso di non intervenire. Anche dopo la perquisizione nella canonica ad opera degli inquirenti.

E questo nonostante le linee guida emesse dal Vaticano contro i preti pedofili. Tanto che papa Francesco ha anche creato un tribunale per condannare quei Vescovi che non ascoltano le denunce dei fedeli in caso di abusi sessuali.

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