Protesi d'anca mininvasive

Gli interventi ortopedici devono salvare le articolazioni anche agli anziani

Protesi d'anca mininvasive

Gli atleti di tutte le discipline sportive evidenziano la gravità e la dimensione dei danni da microtraumi e da insulti ripetuti con elevata frequenza. Nonostante l'intensa preparazione ed i continui allenamenti la loro fragilità è una costante. Per molti sportivi, soprattutto per i calciatori il rapido recupero è fondamentale. Parliamo di questa realtà con il dottor Carmine Naccari Carlizzi, specialista in chirurgia ortopedica e medicina dello sport. Nato a Roma nel 1956, si è laureato all'università di Pavia ed ha completato la propria esperienza formativa negli Stati Uniti (www.carminenaccaricarlizzi.it). É stato medico sociale dell'Internazionale FC e responsabile dell'Udinese Calcio, collaborando anche a lungo con il Milan. «Ho applicato gli insegnamenti della medicina sportiva anche nella cura delle patologie ortopediche di giovani ed anziani. Il mio obiettivo è salvare le articolazioni, è per questo che mi sono specializzato ed ho affinato le tecniche più evolute in ambito di ricostruzioni legamentose gravi e combinate, di trapianti meniscali e cartilaginei ed anche nella chirurgia protesica». Il paziente del dottor Naccari, non è solo il giovane e l'atleta, ma anche la persona anziana che vuole avere una buona qualità di vita, con il piacere del movimento. Ciò è possibile con la chirurgia protesica, necessariamente mininvasiva di anca e ginocchio ed anche robotica.

«La sostituzione protesica dell'anca - precisa il dottor Naccari - ha subito una svolta con la via chirurgica anteriore (Anterior Mini Invasive Surgery), una novità in campo ortopedico riscoperta da una vecchia tecnica chirurgica del 1870. L'incisione mininvasiva è minima: circa 7- 8 cm contro i 15-20 della via postero laterale, dove i muscoli e i tendini vengono solo divaricati e non sezionati, i vasi ed i nervi rispettati, diversamente dalle tecniche tradizionali, dove il vantaggio non è solo il taglio piccolo ma anche preservare e non danneggiare le strutture peri articolari. Altra caratteristica sono le protesi più piccole ad ancoraggio biologico in leghe di titanio che si fissano direttamente all'osso, facilmente impiantabili attraverso queste mini incisioni. Gli attriti tra le componenti della testa femorale e l'acetabolo in ceramica sono ridotti. Grande affidabilità è offerta delle strutture acetabolari in polietilene ad alta resistenza con vitamina E che garantiscono poco attrito e scarsa usura. Da preferire l'utilizzo di testine di dimensioni fino a 40 mm, molto simili al modello dell'osso umano».

L'integrazione di questa tecnica con l'evoluzione dei materiali consente di estendere l'indicazione all'intervento protesico anche ai giovani e agli sportivi. Questa biocompatibilità - precisa il dottor Naccari - è sinonimo di sicurezza anche per i soggetti allergici che non devono temere interferenze con l'impianto protesico. «I tempi di recupero vengono così dimezzati, suparate le precauzioni utilizzate nel prevenire la temibile complicanza della lussazione , la via anteriore consente di camminare senza stampelle già in seconda giornata postoperatoria e ridurre la convalescenza, restituendo l'operato in tempi brevi alla vita attiva ed alla propria abitazione». La fisioterapia potrebbe iniziare nella stessa giornata dell'intervento ed il paziente, protetto da una generosa terapia analgesica, può muoversi nel letto appena rientrato in camera.

Anche nel caso di intervento mininvasivo con accesso anteriore, il percorso riabilitativo è necessario anche se semplificato e la rieducazione progressiva e costante. Aggiunge Naccari: «le signore sempre attente alle cicatrici, con questa tecnica le possono nascondere sotto il costume da bagno, utilizzando l'incisione bikini».

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