Protesi d'anca sempre su misura

Come migliorare l'efficienza degli interventi e ridurre il dolore del paziente

Nel Veneto la sanità punta all'efficienza anche attraverso l'innovazione. Molti i Centri di eccellenza che indicano la strada del progresso e facilitano lo sviluppo tra gli ospedali di sinergie e aggregazione. Dal primo agosto l'ospedale di Castelfranco Veneto e quello di Montebelluna uniranno i propri dipartimenti di ortopedia e traumatologia che già oggi eseguono complessivamente, con sedici medici ortopedici ed una struttura di 60 persone, oltre 3500 interventi all'anno. Alberto Ricciardi, direttore dell'ortopedia e traumatologia dell'ospedale di Castelfranco Veneto assumerà anche la direzione dell'ortopedia di Montebelluna. Ricciardi, laureato in medicina a Padova e specializzato a Verona, si è formato anche attraverso numerosi stages all'estero. A Baltimora presso il John Hopkins Hospital ed a Rochester alla Mayo clinic. Mantiene una stretta collaborazione con Frederic Laude, un ortopedico parigino della clinica CMC Paris V, formatosi alla scuola di Judet.

«Il 60 per cento della nostra attività - precisa il dottor Ricciardi -si riferisce a trattamenti per traumi classici come fratture del collo del femore, di tibia, perone, del bacino. Molti i giovani ricoverati in traumatologia per incidenti stradali, atleti con rottura dei legamenti del ginocchio o fratture alla spalla. Grazie alla ridotta invasività dell'intervento è possibile operare anche pazienti dai 30 ai 50 anni affetti da coxartrosi secondaria».

L'ospedale di Castelfranco Veneto promuove attraverso incontri scientifici lo sviluppo delle conoscenze anche nell'area ortopedica. Il 15 e 16 maggio duecento specialisti parteciperanno ad un simposio patrocinato dalla Società Sertot, tra le più anziane associate alla Società italiana di ortopedia e traumatologia(SIOT) per affrontare il tema: protesi dell'anca di primo impianto, stato dell'arte e la traumatologia del gomito. Presidente del simposio è il dottor Ricciardi. Sempre più diffuso in Italia l'intervento di protesi d'anca. L'aumento della richiesta, da parte di pazienti anziani, è spinto dal desiderio di mantenere la mobilità e dal dolore provocato da queste patologie. Ricorrono a questo intervento chirurgico oltre 100mila pazienti. Per le protesi all'accoppiamento metallo su metallo oggi si preferiscono le ceramiche.

«Il chirurgo -afferma Ricciardi - può accedere all'articolazione dell'anca seguendo una tecnica chirurgica convenzionale od una mininvasiva con una ridotta incisione cutanea e il rispetto di muscoli e nervi. L'approccio anteriore riduce il rischio di danneggiamenti. Altre metodiche, che utilizzano l'approccio posteriore, laterale o a doppia incisione, sono in realtà delle tecniche con una ridotta incisione cutanea, ma che possono provocare gli stessi danni degli approcci convenzionali. Nel mondo l'accesso anteriore è praticato oggi solo dal 5% dei Centri ortopedici, ma entro pochi anni verrà sempre più adottato. I vantaggi in termini di efficienza e di recupero del paziente sono certi oltre alla possibilita' di operare i pazienti obesi ed emofilici. I muscoli, vasi sanguigni e nervi vengono rispettati, il dolore post-operatorio è ridotto, si ha una minor perdita di sangue e la riabilitazione comincia molto presto, in genere il giorno successivo all'intervento: prima si sta in piedi, poi si cammina con l'aiuto di stampelle o di un bastone. Si riduce in tal modo del 30-35% la durata della degenza ospedaliera .

L'intervento di protesi d'anca (dura 40-45 minuti) permette il recupero di una buona qualità di vita, con una sopravvivenza degli impianti che supera nel 90% dei casi i 13-14 anni e allevia la sintomatologia dolorosa e migliora le capacità fisiche».

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