La protesta della periferia di Roma: "Al Tiburtino III arrivano ancora profughi"

I nuovi arrivati si uniscono ai 23 che erano stati trasferiti dalla tendopoli di Via Tiburtina

La protesta della periferia di Roma: "Al Tiburtino III arrivano ancora profughi"

Come si era già preventivato la rabbia al Tiburtino III, zona periferica di Roma è esplosa. Un cassonetto bruciato per manifestare contro i profughi. Altri migranti infatti sono arrivati venerdì pomeriggio nell’ex caserma dei vigili urbani in via del Frantonio. Questo dopo i 23 già trasferiti dalla tendopoli di via Tiburtina.

A fomentare i tafferugli è stata l’assenza cronica delle istituzioni su questi temi caldi che incendiano una dopo l’altra le periferie romane.

Massimo Lucidi, presidente del comitato di quartiere del Tiburtino III, afferma che quanto è successo in questi giorni è il segnale che la misura è colma. Nella stessa strada infatti ci sono tre centri di accoglienza, degrado che si aggiunge ad altro degrado con palazzi che cadono letteralmente in pezzi.

C’è il rischio neanche troppo velato che le violenze ricomincino e si espandano nel quartiere esattamente come accadde nel quartiere di Tor Sapienza.

Il malcontento dei residenti della zona era iniziato già nei giorni scorsi, culminato giovedì quando nella struttura, che un tempo era la sede della polizia locale, è iniziato il trasferimento dei profughi ospitati nella tendopoli. Da lì, il presidio da parte dei contestatori che si è poi trasformato in una sorta di assemblea pubblica con i residenti e i comitati di quartiere.

Ancora una volta il degrado, la disoccupazione e l’assenza di veri servizi al cittadino, fanno sì che a crescere siano l’insoddisfazione e

l’intolleranza verso il prossimo. Le periferie non riescono più a mantenere gli equilibri, già da tempo instabili, dei loro quartieri e questi nuovi arrivi sono la classica goccia che fra traboccare il vaso.

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