Puniamo i killer di Willy, non le arti marziali

Sui social c'è stata, a partire dagli orribili fatti di Colleferro, una pioggia di commenti durissimi sulle arti marziali. C'è persino chi ha proposto di bandirle

Puniamo i killer di Willy, non le arti marziali

Sui social c'è stata, a partire dagli orribili fatti di Colleferro, una pioggia di commenti durissimi sulle arti marziali. C'è persino chi ha proposto di bandirle, tra gli altri in un tweet anche il direttore della Stampa Massimo Giannini: «Ma ora, puniti i due esaltati energumeni... vogliamo bandire certe discipline marziali e chiudere le relative palestre?». Si è scatenato un dibattito che a tratti ha raggiunto toni surreali. Innanzitutto dove si posiziona l'asticella? Vietiamo le Arti Marziali Miste perché dure nel contatto? Nel secondo Kata del Karate Shotokan, che lo scrivente ha praticato con poca perizia da ragazzo, ci sono un paio di «colpi» che se correttamente eseguiti su un avversario possono essere letali. Eppure nel Karate, almeno nell'esecuzione dei Kata (forma) non c'è contatto e dietro la disciplina (ma sarebbe meglio la parola giapponese Do) c'è un grandissimo lavoro interiore. Diceva un grande maestro che il senso di questa disciplina era «purificare se stessi da pensieri egoisti e malvagi». Vietiamo anche questo? Del resto qualsiasi insegnante di autodifesa con due dita di cervello, basta guardare i video di uno dei più famosi in Italia, Enrico Luciolli, suggerisce che il modo migliore di vincere un combattimento è evitarlo. Vietiamo anche i corsi di autodifesa che sono spesso destinati alle donne? Il divieto a casaccio finirebbe per disarmare le vittime prima dei carnefici, che notoriamente dei divieti... Ho una figlia che ha fatto Muay Thai (per altro negli spazi dell'oratorio) e mai ha alzato le mani su qualcuno senza i guantoni. Ha notato il campione olimpico di taekwondo Carlo Molfetta: «Io sono scettico non sulle arti marziali miste, ma sugli individui che non sanno dove finisce quello che fai in Mma e dove comincia la vita». Difficile dargli torto, a Colleferro ci sarebbero, forse, volute le manette prima, a giudicare da alcune delle testimonianze sui presunti aggressori: di vite descritte come violente e futili, la palestra sembra elemento collaterale.

E allora chiudiamo con un paradosso, volutamente provocatorio. Il 23 maggio 1991 Rudolf Nureyev stava provando Morte a Venezia insieme al brasiliano Cesar De Almeida. Scoppiò un diverbio. Finì con un calcio di Nureyev alla schiena dell'«avversario».

Avete idea di che potenza può avere

nelle gambe un grande ballerino? Che elevazione nel calciare? De Almeida fu trasportato in ospedale, e trattenuto per 48 ore. Gli furono prescritti dieci giorni di assoluto riposo. Vietiamo il pericoloso balletto classico?

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