La lingua d'asfalto tra Porcia e Sacile corre per dieci chilometri, quindici minuti di percorrenza che la Mercedes rubata divora in meno di sette. Si inclina fin quasi a ribaltarsi nella curva all'altezza di Fontanafredda, mentre la volante dei carabinieri la insegue a sirene spiegate. Potrebbe iniziare così la trama di un romanzo perfetto, un noir (...)
(...) all'italiana fatto di indagini e commissari. Potrebbe sì, dato che l'azione non manca. Dopo una sterzata improvvisa, la Mercedes frena e il conducente si dilegua tra i campi. Ma lascia una traccia: il dna sul pomello del cambio e su un mozzicone di sigaretta conduce a uno dei «gemelli Lupin», gli albanesi Edmond ed Eduard Truschi che imperversano da anni nelle regioni del Nord. La fedina è di tutto rispetto, di quelle che ti fanno chiedere come sia possibile vivere di continuo sul filo del rasoio, con l'adrenalina e la cattiveria che ti pompano a mille anche durante le ore del sonno. Un centinaio di furti e la fama di ladri imprendibili, ma alla fine almeno uno dei due, Eduard, sembrerebbe inchiodato dalle prove. Finito in manette, attende il processo per ricettazione. A questo punto manca un protagonista, uno di quei cani sciolti e disillusi con il soprabito che odora di tabacco e carta bollata. Non serve un grande sforzo per immaginarlo nell'ufficio dei Ris, in attesa delle analisi della scientifica. Ma il nostro, dicevo, è un noir all'italiana. Uno di quelli che ti lasciano con l'amaro in bocca. Perché i Truschi sono gemelli monozigoti, due gocce d'acqua anche nel dna.
E nella sconcertante ironia dell'epilogo, il processo si chiude con una sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto. Motivata dall'incapacità di stabilire chi fosse, dei due, a guidare la Mercedes rubata.Marcello Simoni
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