Quel doppiopesismo sulla sicurezza in città

Cinque episodi di violenza e aggressioni alle donne in appena tre giorni a Milano. Eppure la sinistra non si scandalizza come a Roma

Quel doppiopesismo sulla sicurezza in città

Cinque episodi di violenza e aggressioni alle donne in appena tre giorni a Milano.C’è,oggettivamente, di che preoccuparsi, quanto meno da lanciare un allarme. Se poi questa impennata è dovuta solo al caso, tanto meglio, ma è evidente che, con senso di responsabilità, bisogna prenderne atto e chiedersene ragione.

D’altraparte è quello che fa l’opposizione di sinistra a Roma tutte le volte che nella capitale si verifica un episodio di criminalità. Ma lì lo fa con toni di ripicca, oltre che smaccatamente propagandistici, sostenendo, come per giustificarsi, che «la campagna elettorale di Alemanno era impostata tutta sulla paura». Vale a dire: l’avete fatto voi e adesso tocca a noi. Non potendo ammettere che negli anni di Veltroni la situazione della sicurezza a Roma era davvero disastrosa e che il centrosinistra ha perso la città semplicemente perché ha governato male.

Viceversa se a Milano l’ex vicesindaco De Corato mette in discussione, dopo l’escalation di questi giorni, «il modello di sicurezza Pisapia», allora la sinistra replica suonando tutta un’altra musica. Alza il ditino,fa l’offesa e con la consueta prosopopea intima: «Chiediamo rispetto, non si strumentalizzi il dolore delle donne». E naturalmente, con la massima faccia tosta, la buttano subito sul sociologico, terreno sul quale si sentono più a loro agio, spiegando che si tratta di episodi legati a forme di criminalità «endemica» e «non controllabile», «ineliminabile». Come dire: spiacenti ma non possiamo farci nulla, questa è la situazione, beccatevela così com’è. Viene il sospetto che questa linea di tipo fatalistico sia stata studiata a tavolino da un pool di cervelli dalla sinistra milanese, perché quando, qualche settimana fa, alcuni comitati di quartieri periferici di Milano andarono dal sindaco a denunciare l’incremento di furti in appartamenti, aggressioni e scippi, Pisapia diede la colpa al «malessere sociale provocato dalla crisi economica». Sembrava quasi che per giustificare quei reati volesse invocare quello stesso «stato di necessità» con cui l’amministrazione milanese tollera migliaia di occupazioni abusive di case popolari. Ma si sa, la sociologia è materia molto elastica e, tirandola ora di qua ora di là, permette di giustificare tutto e il contrario di tutto.

Da mesi il Tg 3 enfatizza con toni allarmistici qualunque scippo avvenga a Roma. Se prima facessero una telefonata a Milano, a palazzo Marino, Pisapia potrebbe spiegare loro che ci sono forme di una certa criminalità «non controllabile», magari dovuta al «malessere provocato dalla crisi economica». Tanto che, aggiungiamo noi, sulla base di una scelta esclusivamente e ottusamente ideologica ha ritenuto di poter far a meno della rassicurante presenza dei militari nelle strade della città. Ma il fatto è che le elezioni non si vincono o non si perdono sui temi della sicurezza, come proprio Pisapia sa meglio di tutti, sebbene inevitabilmente anche questi vengono utilizzati in campagna elettorale. Perché alla gente interessano solo i fatti, e non si fa abbindolare dalla propaganda come la sinistra crede.

Perciò se, ad esempio, in zone periferiche di Milano appena fa buio i commercianti sono costretti ad abbassare le serrande e la gente evita di uscire; se una mamma viene violentata in pieno giorno dopo aver accompagnato il figlio a scuola e se in tre giorni quattro donne vengono aggredite, questi sono fatti e non chiacchiere propagandistiche.

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