Un rave party nei boschi: così 30 ragazzi aggirano il coprifuoco anti Covid

La notte del 31 ottobre un gruppo di giovani, sette dei quali sono stati denunciati, ha partecipato ad un rave party non autorizzato nei boschi del Varesotto, in spregio di tutte le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria

Un rave party nei boschi: così 30 ragazzi aggirano il coprifuoco anti Covid

Un rave party la notte di Halloween. Mentre l’Italia è alle prese con il Covid-19 e la sua diffusione, un gruppo di giovani ha pensato di organizzare un ritrovo notturno a base di musica ad alto volume in spregio di tutte le misure previste dai provvedimenti in tema di contenimento e di gestione dell’emergenza epidemiologica. Coprifuoco notturno compreso.

Il rave party, ovviamente non autorizzato, è stato organizzato per il 31 ottobre, la “notte delle streghe”, all’interno di un’area boschiva di Castellanza, nel Varesotto, tramite un tam tam clandestino su Whatsapp. È stata la musica molto forte proveniente dai boschi ad aver portato i militari della compagnia dei carabinieri di Busto Arsizio (Varese) sulle tracce dei partecipanti alla festa. Gli uomini in divisa, che erano impegnati nel controllo del territorio finalizzato al rispetto delle misure per il contenimento della pandemia, sono quindi riusciti a localizzare la zona dell’evento e, in piena notte, hanno interrotto il rave party e disperso i partecipanti. I carabinieri hanno identificato sette persone, tutti giovani tra i 20 e i 30 anni d’età, provenienti da varie località non soltanto della provincia di Varese, ma anche di quella di Milano.

I ragazzi dovranno rispondere del reato di invasione di terreni o edifici e sono stati sanzionati per la violazione delle norme “anti Covid-19”. Alcuni di loro peraltro erano già noti alle forze dell’ordine per aver partecipato a precedenti rave party.

Oltre all’attrezzatura musicale, i carabinieri hanno trovato anche un’arma da taglio della lunghezza complessiva di 20 centimetri in possesso di uno

dei ragazzi. Gli uomini dell’Arma stanno ricostruendo la catena di messaggi inviati tramite Whatsapp per risalire all’identità degli organizzatori e degli altri partecipanti, che si stima possano essere circa una trentina.

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