È il paradosso del leader contemporaneo: chiedere l'aiuto degli elettori e non essere seguito. Referendum è la parola chiave e però spesso la parola fine. David Cameron chiede il referendum per la Brexit convinto di usarlo come arma di negoziazione con l'Unione europea, ma lo perde e perde anche Downing street. Prima di lui, Alex Salmond, il leader scozzese che aveva voluto il referendum per l'indipendenza, fu travolto dal 55% dei voti contrari all'addio al Regno Unito e lasciò anche lui l'incarico. Domenica è accaduto al premier ungherese Viktor Orban, politicamente azzoppato dal mancato raggiungimento del quorum nella consultazione da lui stesso indetta e spinta per respingere il piano di Bruxelles per il ricollocamento dei migranti. In contemporanea, dall'altra parte del mondo, è fallito persino il referendum in Colombia per ratificare la tregua tra il governo di Bogotà e le milizie delle Farc. Bocciato un accordo voluto dal presidente Juan Manuel Santos per mettere fine a una guerra durata 52 anni e costata la vita a oltre 200mila persone.
Anche Matteo Renzi s'è giocato la carta del referendum per il futuro suo e del suo governo. Il Sì alla riforma costituzionale come strumento di legittimazione politica e di rafforzamento della propria leadership. Perché al di là di ogni dichiarazione pubblica sulla modernizzazione del Paese questo è: dimostrare agli avversari interni ed esterni che il Paese è con lui. Eppure i sondaggi dicono il contrario, adesso. Il che dimostra che anche per l'Italia potrebbe valere ciò che accade altrove: c'è una distanza enorme tra la leadership e la base, tra il potere e il popolo. Una distanza che è preoccupante per la politica, perché è indice di scarsa conoscenza delle esigenze del Paese. La confusione di ciò che è politicamente utile, da ciò che è socialmente fondamentale. Peggio: l'idea sempre più diffusa che ci siano due Paesi, quello delle istituzioni e quello reale.
Chiedere aiuto al pubblico, come in un quiz e scoprire che non c'è nessuno che ha voglia di aiutarti è la sconfitta peggiore di un leader politico. È delegare ad altri scelte e responsabilità. Ovvero non governare, o non sapere come farlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.