Arriva da Reggio Emilia la notizia dell’ennesima violenta aggressione avvenuta in strada e conlcusasi, ancora una volta, nel sangue.
A farne le spese un albanese di 39 anni, che ora si trova in fin di vita. Il grave episodio si è verificato venerdì scorso, intorno alle 22. Stando a quanto riferito dai quotidiani locali, tutto si sarebbe originato a causa di un litigio cominciato all’interno del bar “Esperia” di viale Piave.
L’albanese stava giocando alle slot machine presenti nel locale quando, infuriato per una vincita a suo dire scorretta, ha raggiunto la proprietaria pretendendo di ricevere da lei il denaro che gli spettava. Al rifiuto della donna, il 39enne ha dato letteralmente in escandescenze. Prima si è avventato come una furia sulla slot, che è stata danneggiata con una bottiglia, e poi ha aggredito la titolare, alla quale ha spaccato un labbro con un manrovescio.
Terrorizzata, la donna è uscita di corsa fuori dal bar, chiedendo aiuto a gran voce. A soccorrerla sono arrivati quattro uomini cinesi che le hanno chiesto cosa fosse accaduto. Venuto a conoscenza dei fatti, il gruppo ha immediatamente raggiunto l’albanese, che è quindi stato vittima di una vera e propria spedizione punitiva. Tutti e quattro si sono accaniti su di lui, pestandolo a sangue e infliggendogli numerose coltellate. Secondo gli inquirenti sarebbe stata addirittura utilizzata anche un’accetta.
Un autentico massacro giunto al termine soltanto quando il 39enne è rimasto a terra, esanime. Solo allora i cinesi se ne sono andati, abbandonando la loro vittima.
Con le poche forze rimaste, l’albanese è tuttavia riuscito a trascinarsi fino all’ingresso della questura di Reggio Emilia, dove è stato subito aiutato dagli agenti che lo hanno notato.
I soccorsi sono stati subito allertati, ed i sanitari del 118 hanno trasportato d’urgenza lo straniero all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio.
Il 39enne è stato immediatamente sottoposto ad un intervento chirurgico, ma le sue condizioni rimangono gravissime.Gli inquirenti stanno ora indagando per risalire all’identità dei responsabili, avvalendosi anche delle immagini ottenute grazie alle telecamere di sorveglianza presenti nella zona.
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