Ricattavano ragazzine per le foto hard, tre indagati

Attraverso i profili social chiedevano di farsi inviare dalle giovani immagini e video di sesso, minacciandole che altrimenti avrebbero divulgato alle famiglie altre foto già in loro possesso. Tra le vittime anche due minorenni

Ricattavano ragazzine per le foto hard, tre indagati

“Se non mi mandi le foto che ti chiedo, entro nel tuo telefono e le invio a tutti”. È una delle minacce che un 30enne romano assieme ad altri due giovani della provincia di Frosinone, utilizzava per ottenere immagini sessualmente esplicite da decine di ragazze, in gran parte residenti in piccoli centri della provincia di Frosinone. Tutti e tre sono accusati ora di revenge porn ed estorsione dalla Procura del capoluogo ciociaro, che ha chiuso le indagini in questi giorni.

I contatti su Facebook e Instagram e poi le chat su Telegram

Un sistema contorto ma ben collaudato, stando a quanto riportano le indagini della polizia. Sono dodici le ragazze che hanno denunciato, due di loro minorenni. Inizialmente era iniziato come un normale sexting tra amici. Poi però i tre si sarebbero fatti prendere la mano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli indagati contattavano le ragazze attraverso profili Facebook e Instagram. Prediligevano giovani residenti in piccoli centri della provincia di Frosinone e non solo. I primi contatti erano sostanzialmente di sexting, con invio o meno di immagini hot. Ma nel giro di poco tempo le richieste per le vittime diventano pressanti. E il passo verso le minacce diventava breve. Uno degli indagati scriveva sulle chat: “Se non mi mandi le foto e i video che ti ho chiesto, entro nel telefono, copio tutto e invio le immagini a tutti, anche ai tuoi genitori”. Oppure ancora: “Stampo le foto e le metto nelle cassette della posta. E poi prosciugo il conto corrente della tua famiglia”. Molte delle giovani vittime, spaventate dalla possibilità che queste minacce si trasformassero in realtà, cedevano e inviavano foto sempre più esplicite. Immagini che poi finivano su canali Telegram o su internet. I giovani accusati di revenge porn ed estorsione facevano sostanzialmente intendere alle vittime di essere molto bravi col computer e dunque di poter far girare ovunque quelle immagini. Foto e video che poi hanno realmente circolato, come ricostruiscono gli inquirenti, su molte chat e su siti internet porno.

La prima denuncia e il sospetto che le immagini sexy siano state vendute

Una delle giovani vittime ha denunciato tutto alla squadra mobile avviando le indagini, circa un anno fa.

La ragazza racconta tutto ai genitori e parte l’inchiesta, che scopre un mondo vasto di ricatti a scopo sessuale. Ora gli inquirenti stanno cercando di capire se le foto e i video espliciti che le ragazze inviavano sono stati poi venduti su internet, magari nel deepweb.

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