Nonostante l'Ordinde dei geologi della regione Abruzzo abbia inviato i suoi professionisti a non arrivare a conclusioni affrettate sulle cause che hanno determinato la slavina e sull'ubicazione più o meno a norma dell'hotel Rigopiano, due geologi hanno espresso il loro parere su Facebook.
Domenico Belcastro e Paolo Monaco hanno diffuso tramite i loro profili social le loro ricostruzioni - espresse a titolo personale - sulla slavina che ha distrutto l'hotel Rigopiano. Vediamole una per una. Domenico Belcastro scrive su Facebook: "Da un rapido esame della morfogenesi del versante che grava sull'area di insediamento dell'hotel colpito dalla slavina si osserva: una valle molto incisa, scoscesa, quindi ad evoluzione recente, che taglia distintamente una antica valle glaciale; la testa di questa giovane valle mostra distintamente i segni di attiva erosione crionivale, con formazione di solchi fin sulla cresta (...). Un'area, quindi, dove il manto nevoso esercita un'attiva azione modellatrice dinamica attraverso valanghe. Il conoide detritico su cui poggia l'hotel sono il prodotto, recente, dell'erosione e trasporto cui è soggetto il versante. Un sito dove l'azione delle valanghe, dunque, doveva essere già conosciuta! La natura lascia i suoi segni sul territorio, non è mai traditrice! Un pensiero a chi ha pagato con la vita per tutto ciò!".
Della stessa opinione è Domenico Belcastro che nella sua lunga analisi spiega il motivo per il quale l'hotel Rigopiano non doveva trovarsi in quel punto. "Io sono geologo e sono stato tenente degli Alpini - scrive il geologo -. Alla scuola militare alpina ci hanno insegnato tutto sulla neve. Nessuno cambierà mai la mia idea, ripeto soltanto mia, che il posto era a forte rischio causa valanghe. Putroppo questo é successo (...). Ci insegnavano che le reti in acciaio paravalanghe erano una delle soluzioni, che andavano messe a monte. Sono stato in Svizzera, Austria e Alpi italiane e queste precauzioni sono la norma. Ma questo purtroppo, per varie cause, non é stato fatto al Gran Sasso".
Ma il punto più interessante del suo discorso arriva dopo: "Inoltre alla base di un canalone alto 1000 metri, come vedete in figura, con due grandi nicchie di distacco, evidenti anche a un giovane osservatore, non si doveva costruire nulla, specie un hotel a 4 stelle che può avere un centinaio di clienti. É una questione di rischio. In una scala da 1 a 10 il rischio per me era 9. Punto. La baita raffigurata da qualcuno in foto antiche negli anni 20, poi 50 e 70 veniva usata raramente dal Cai e da persone esperte (non clienti) e comunque da poche persone. Oggi invece l'hotel ha avuto moltissimi ospiti (troppi purtroppo). Gli effetti li vediamo. Non é successo nulla per 80 anni? Sicuro? Piccole slavine non avvennero? Mi dicono di sì, che ci furono. In ogni caso oggi vediamo purtroppo i terribili risultati, per una super concausa tripla: neve abbondantissima e instabile con vento, sisma con probabile distacco basale e riscaldamento globale che oggi, non negli anni 20, crea effetti terribili climatici estremi e di lunga durata. Questo é documentato scientificamente. Il rischio é stato questo. Andrebbe tutto ricontrollato con gente esperta, preparata e con fondi a disposizione, meno burocrazia e più prevenzione. La Natura si riprende prima o poi sempre i suoi spazi e noi non siamo i padroni ma gli ospiti".
Le due personali analisi dei geologi, quindi, sostengono che l'hotel Rigopiano non avrebbe dovuo trovarsi in quel punto perché "troppo pericoloso".
Ora, gli inquirenti e gli esperti dovranno aspettare che la neve si sciolga e liberi quello che è rimasto del resort a quattro stelle in modo da poter fare tutti i rilievi e accertamenti del caso.Ma per Belcastro e Monaco non ci sono dubbi: l'hotel Rigopiano non doveva essere lì. "La Natura si è ripresa quello che un tempo era suo".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.