Il piano vaccini è tutto da rifare: tre scenari sul tavolo di Arcuri

Il piano vaccini dimezzato, nel migliore dei casi con slittamenti per over 60 e docenti. Sottosegretaria alla Salute comunque positiva: “Possiamo chiudere comunque a settembre con somministrazioni 16/18 ore al giorno”

Il piano vaccini è tutto da rifare: tre scenari sul tavolo di Arcuri

Che ci sia un ritardo nella consegna dei vaccini è ormai indubbio, anche se non si capisce ancora di quanto possa essere. Gli scenari possibili a questo punto sono tre, anche se il primo sembra poco realizzabile. Prepariamoci quindi a ritardi consistenti e a slittamenti del piano vaccinale tanto caro al commissario straordinario Domenico Arcuri. L’idea iniziale era quella di finire tutto per settembre, ma questa ipotesi sembra ormai irraggiungibile, anche se la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, continua a voler pensare positivo: “Chiudere a settembre è comunque possibile. Per farlo potremo estendere gli orari di somministrazione, portandoli a 16 o 18 ore al giorno”. Ricordiamo che chiudere a settembre vuol dire raggiungere l’immunità di gregge con il 70% della popolazione vaccinata. Difficile dato che Pfizer-Biontech prima, e AstraZeneca poi, hanno annunciato ritardi nelle consegne.

I tre scenari possibili

Ma torniamo ai tre scenari possibili partendo dal primo, quello meno realizzabile. Dopo che Arcuri avrà inviato una diffida a Pfizer-Biontech, e probabilmente più avanti anche ad AstraZeneca, per inadempimento, le due aziende farmaceutiche potrebbero riuscire a risolvere un po’ la situazione e avere ritardi accettabili. Pfizer ha già assicurato che riuscirà a recuperare, ma qualche dubbio c’è.

Nel secondo caso la situazione rimane quella annunciata, ovvero con ritardi lunghi settimane e conseguente slittamento dell’obiettivo di chiudere con qualche settimana di ritardo.

Ed eccoci al terzo scenario, quello che preoccupa di più. Ritardi e rallentamenti anche di mesi che renderanno impossibile non solo chiudere entro settembre, ma anche entro il 2021. Magari con qualche ora extra di lavoro, si parla di 16-18 ore quotidiane di somministrazione, qualcosa si riuscirà a recuperare in termini di tempo. Sempre che i vaccini arrivino, visto che nel primo trimestre riceveremo 15 milioni di dosi che equivalgono a poco più della metà di quelle previste inizialmente nel piano vaccinale.

Vaccini in ritardo e slittano i tempi

Con Biontech si è già sul piede di guerra, ma tra poco lo si sarà anche con l’altra azienda, la AstraZeneca. A breve dovrebbe arrivare il via libera ai vaccini dall’Agenzia europea dei medicinali. Da questa azienda nella prima fase ci aspettiamo 40 milioni di dosi. E già erano arrivate riduzioni da 16 a 8 milioni nel primo trimestre. Ieri si è parlato addirittura di 3,4 milioni. Ora della spedizione potremmo essere arrivati a una manciata di dosi disponibili. Durante l’incontro di ieri tra il ministri Speranza e Boccia e le Regioni, si è detto chiaramente che “delle aziende farmaceutiche che sono così pesantemente venute meno rispetto ai contratti firmati con la commissione europea non c'è da fidarsi". In qualsiasi caso vada, di sicuro la campagna vaccinale deve essere rivista. Intanto però 1 milione e 300mila soggetti stanno aspettando il richiamo della vaccinazione. Per questo motivo alcuni governatori hanno fermato la prima vaccinazione in favore del richiamo. Gli Over 80, circa 4milioni e mezzo di persone che il governo vorrebbe presto mettere in sicurezza anche per alleggerire la pressione sugli ospedali, probabilmente slitteranno di qualche settimana, e per il momento l’idea di vaccinare il corpo insegnante dovrà essere rimandata a chissà quando. Tra l’altro, proprio i vaccini AstraZeneca erano quelli pensati per i docenti, perché vengono raccomandati a persone di età inferiore ai 55 anni. Il ministro Speranza ha detto chiaramente: “Su AstraZeneca ci aspettiamo che Ema dia indicazioni puntuali e stiamo definendo le categorie target a livello Ue”.

Si punta sugli altri vaccini

La speranza è che arrivi presto l’ok per i vaccini prodotti dalla Johnson & Johnson. Anche perché non serve il richiamo, una dose basta. Anche qui siamo nel mare delle incertezze, visto che per fine marzo dovrebbe arrivare l’approvazione ma potrebbero esserci poi problemi di produzione e rallentamenti anche qui. L’Italia intanto ha chiesto di raddoppiare le forniture dei vaccini di Moderna che almeno per adesso non ha annunciato tagli alle forniture. Per ora solo uno slittamento in Piemonte di sette giorni. Già tanto se riusciranno a mandarci entro marzo l’1,3 milioni di dosi richieste inizialmente. Raddoppiarle sembra molto difficile.

Ma non perdiamo le speranze, potrebbe arrivare una mano dalla Russia con il suo Sputnik V, che ha già fatto richiesta dell’autorizzazione all’Ema. O anche dalla Cina, anche se per il momento siamo lontani dalle trattative. E che dire del nostro italiano Reithera? Va bene, è ancora in fase sperimentale, ma il governo parla già di nuovi finanziamenti, visto che dovrebbe essere disponibile dalla prossima estate. Produrlo in casa avrebbe senza dubbio i suoi vantaggi. Tanta strada non la dovrebbe fare.

Intanto alcune regioni, come Lombardia, Sicilia, e Calabria, hanno denunciato la carenza di siringhe di precisione per estrarre le sei dosi di vaccino Pfizee.

Il commissario Arcuri ha però subito smentito: "Falso, questa settimana ne abbiamo distribuito un numero inferiore per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino". In teoria, da domani 25 gennaio si dovrebbe ripartire sia con le consegne di Pfizer che di Moderna.

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