Dopo il fallimento, la Francia fa da sé: Sanofi può diventare produttore per altri

Anche Parigi a corto di fiale anti-Covid. E pressa il colosso, in ritardo sulla sua ricerca, per sfruttare almeno la sua capacità industriale

Dopo il fallimento, la Francia fa da sé: Sanofi può diventare produttore per altri

Recuperare il tempo perso, fossero anche giorni. Il pressing dello Stato francese sul gioiello transalpino della farmaceutica si fa più insistente. L'obiettivo di evitare la logica dei «figli e figliastri» in seno all'Ue è palesemente saltato, tocca quindi ai governi assicurare il vaccino anti-Covid. E dopo l'acquisto della Germania di 30 milioni di dosi supplementari di Pfizer, fuor di piano europeo, è Emmanuel Macron che punta ad avere fiale sufficienti per tutti i francesi, con ogni mezzo.

A fronte di una Pfizer inadempiente, e tagli alle dosi anche di AstraZeneca, Sanofi corre ai ripari. O almeno ci prova. L'azienda è in ritardo sullo sviluppo del siero «francese» anti-Covid (due in fase di test). Potrebbe dunque mettersi a produrre fiale di vaccino Pfizer, distribuendole in Francia, e sopperendo così agli inaspettati stop and go dell'«antidoto» n°1 per cui l'Italia ha scelto di andare per vie legali.

Le difficoltà ci sono. E non poche. Ma è solo questione di tempo. Settimane o mesi. Pressata dallo Stato, Sanofi valuta ormai come produrre vaccini concorrenti: non solo il Pfizer, ma pure il siero americano-belga di Johnson&Johnson (atteso per marzo-aprile). Il «se» pare lontano. Le righe europee si sono rotte. «Se non può produrre il proprio vaccino, perché Sanofi non dovrebbe produrre quelli dei concorrenti che non hanno la capacità industriale per soddisfare l'immensa domanda?», ragionano i tecnici del governo. Macron ha formulato una richiesta ufficiale a Sanofi tramite il ministero dell'Economia: a nome della Francia. E in barba all'Ue. Per il ministero dell'Industria si tratterebbe di applicare «la stessa logica della Pfizer, che produce il vaccino BioNTech...». Linea sostenuta pure dal sindacato Cgt dei lavoratori dell'azienda francese, che chiede solo gli strumenti di produzione, requisirli se necessario, per cominciare.

Da una prima interlocuzione «molto preliminare» per la Francia ora è lecito accelerare. D'altronde quando il 16 giugno scorso Macron visitò uno dei siti della multinazionale, a Marcy-l'Etoile, inaugurò la linea di difesa della sovranità sanitaria. Lì il presidente colse l'occasione per annunciare 200 milioni di euro per finanziare infrastrutture farmaceutiche su suolo bleu-blanc-rouge, un inno alla «rilocalizzazione». Ora si studia la fattibilità «tecnica» per eseguire «temporaneamente alcune fasi» e «supportare altri produttori di vaccini contro il Covid-19».

Il gruppo francese può adattare le proprie catene di produzione per sieri rivali? La sorella minore Recipharm «da fine febbraio» lo farà già con parte del Moderna, spiega la ministra dell'Industria Agnès Pannier-Runacher: «Serviremo ovviamente il mercato francese per ragioni logistiche, ma pure tutto il mercato europeo». E intanto la coperta del vaccino arriverà Parigi.

«Pur rimanendo impegnati a sviluppare e portare sul mercato i due vaccini su cui stiamo lavorando», sperando di farcela entro il 2021, ammette Sanofi, «stiamo attualmente valutando la fattibilità» di assecondare la richiesta dell'Eliseo. Lavorare su vaccini altrui. Come? Anzitutto con 200 assunzioni compensative nel settore biotecnologia. Poi, si vedrà. Nella periferia di Lione, dove il laboratorio concentra le attività di ricerca e produzione.

«Sanofi ce la farà, ha la tecnologia», prevede Patrick Biecheler della società di consulenza Roland Berger, già capo marketing in AstraZeneca. Certo, gli altri laboratori dovrebbero accettare di fornire alcuni segreti. Ma la multinazionale pare pronta a concedere qualcosa pur di accordarsi, giunta ormai alla consapevolezza del valore della rapidità, che finora si è sposata male con i test «deludenti» sul suo siero. Tanto vale promuovere un matrimonio di convenienza tra le big del pharma. La svizzera Lonza già produce componenti per Moderna.

Così il ministero dell'Economia ha chiesto di organizzarsi con Pfizer-BionTech e Johnson & Johnson. Formalmente, non tramite intermediari o commissari. Se necessario, oliando la serratura del comparto per sbloccare lo stallo .

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