Il farmaco italiano anti-Covid "Così può annientare il virus"

Nel laboratorio di genetica medica dell'Università di Tor Vergata, l'équipe diretta dal professor Giuseppe Novelli studia un farmaco a base di anticorpi monoclonali. L'appello del genetista: “Il vaccino non basta, il governo investa su più anticorpi per neutralizzare le varianti”

Il farmaco italiano anti-Covid "Così può annientare il virus"

Se somministrati all’insorgere dei primi sintomi dell’infezione permettono di guarire rapidamente, scongiurando complicazioni e ricovero. I farmaci a base di anticorpi monoclonali sono già utilizzati in America, dove lo scorso novembre la Food and Drug Administration ha concesso l’autorizzazione per l’uso di emergenza di quelli prodotti da Eli Lilly. Quando erano ancora in fase di sperimentazione sono balzati all’onore delle cronache per aver consentito al presidente americano Donald Trump di guarire dal Covid in una manciata di giorni.

Oggi anche l’Europa scommette su questo promettente rimedio. Il via libera dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) all’utilizzo degli anticorpi monoclonali potrebbe arrivare già in primavera. Si parla del mese di maggio o giugno. Come spiega ad AdnKronos Salute Marco Cavaleri, dirigente Ema: "I dati clinici preliminari dimostrano che potenzialmente questi farmaci hanno un effetto benefico nel prevenire il deterioramento della malattia specie in soggetti più a rischio di Covid grave". In Italia a studiare gli anticorpi monoclonali sono diversi gruppi di ricerca. Tra questi c’è quello dell’Università di Tor Vergata, diretto dal professor Giuseppe Novelli.

"In collaborazione con l’Università di Toronto, stiamo usando una procedura nuova, che utilizza anticorpi sintetici conservati in una libreria in Canada, si tratta di una piattaforma moderna, flessibile, che ci consente di adattarli alle mutazioni del virus producendo in tempi rapidi un anticorpo diverso e più efficace", spiega il genetista facendoci strada nel laboratorio di genetica medica.

Ad ottobre la Regione Lazio ha firmato un protocollo di intesa con l’ateneo romano per sostenere con due milioni di euro "la ricerca e la sperimentazione per la messa a punto di un farmaco in grado di curare i malati di Covid-19 nel più breve tempo possibile". Almeno quattro degli anticorpi selezionati dall’équipe del professore sono tra i più promettenti sul panorama mondiale e quindi considerati adatti ad essere trasformati in veri e propri medicinali. Novelli ci mostra le molecole sul monitor. Grovigli colorati con artigli in grado di aggrapparsi al virus e neutralizzarlo. Non a caso vengono definiti anche così: "Anticorpi neutralizzanti".

I farmaci realizzati con queste molecole sintetiche hanno due funzioni. "La prima – ci spiega Novelli – è quella terapeutica: se somministrati nella prima fase della malattia impediscono al virus di progredire verso la forma grave riducendo l’ospedalizzazione". E non solo: "Sono indicati anche per la profilassi, visto che garantiscono l’immunizzazione del soggetto per due o tre mesi".

"Il vaccino – sostiene il luminare – da solo non basta". In attesa che con la vaccinazione di massa si raggiunga l’immunità di gregge, gli anticorpi monoclonali potrebbero essere utilizzati per proteggere particolari categorie a rischio, come gli anziani nelle Rsa o gli studenti, permettendo loro di seguire le lezioni in presenza. "Dai test effettuati sinora – assicura Novelli – non sono emerse particolari controindicazioni".

Insomma, non un’alternativa al vaccino ma un’arma in più per accelerare il ritorno alla normalità. Il governo italiano, nel decreto agosto, ha destinato 380 milioni di euro per il 2021 alla "ricerca, sviluppo e acquisto di vaccini e anticorpi monoclonali prodotti da industrie del settore". Basteranno a mandare avanti la ricerca?. "È fondamentale – sottolinea il genetista che finanzia i suoi studi grazie ai fondi di Regione Lazio e Fondazione Roma – investire in più laboratori e di conseguenza in più tipologie di anticorpi, perché non sappiamo a priori qual è il migliore o qual è quello che funziona meglio su un determinato gruppo di persone".

"Il virus muta e un determinato anticorpo potrebbe non funzionare più", chiarisce. L’esempio pratico arriva mentre discutiamo, con una notifica sul cellulare del professore. Il farmaco prodotto dalla statunitense Eli Lilly potrebbe non essere efficace sulla variante sudafricana. "Capite – esclama – perché è importante diversificare?". Attualmente ci sono 384 farmaci in studi clinici.

Il 15 gennaio l’Aifa ha annunciato che anche in Italia partirà uno studio clinico randomizzato per valutare l’efficacia degli anticorpi monoclonali contro il Covid.

La stessa Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato un bando per scegliere il miglior protocollo di studio. "La scienza va avanti velocemente, certamente siamo di fronte ad una pandemia mai vista, ma quello che ho visto in questi dieci mesi – confessa Novelli – mi lascia ben sperare".

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