Salerno, rivolta in carcere: centinaia di detenuti armati sui tetti

La rivolta motivata dal divieto di ricevere visite in carcere dai parenti fino al prossimo 31 maggio: l'allarme rientra solo in serata. Prima sezione devastata, la preoccupazione dei sindacati

Salerno, rivolta in carcere: centinaia di detenuti armati sui tetti

Visite vietate fino al 31 maggio a causa dell'emergenza Coronavirus, scoppia la rivolta tra le mura della casa circondariale di Fuorni a Salerno, con oltre un centinaio di detenuti fuori controllo ed un allarme rientrato dopo qualche ora.

Polizia penitenziaria, vigili del fuoco, carabinieri del comando provinciale di Salerno ed agenti della questura hanno collaborato strettamente nel disperato tentativo di riportare la situazione alla normalità, dovendo addirittura ricorrere all'uso di un elicottero per monitorare con grande attenzione tutta l'area del carcere ed evitare ulteriori problemi.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale, i fatti si sono verificati durante la giornata di ieri, sabato 7 marzo, quando circa 200 ospiti della struttura hanno scatenato un vero e proprio putiferio all'interno della prima sezione. Una rivolta vera e propria, coi detenuti che si sono dotati di armi improvvisate quali ad esempio gli elementi di ferro delle brande, e che hanno devastato il primo piano della struttura carceraria, arrivando perfino ad aprirsi una via verso l'esterno, come risulta chiaro dalle immagini del filmato.

Le inferriate dei finestroni della casa circondariale sono state letteralmente divelte dai detenuti, che sono riusciti addirittura a salire sui tetti, proseguendo con le loro intemperanze. Sul posto una vera e propria task force, coi rinforzi inviati dalla polizia penitenziaria provenienti da tutta la regione, uomini della polizia di stato, i militari del decimo reggimento mobile carabinieri Campania e persino i vigili del fuoco. A sorvolare dall'alto l'area l'elicottero del Nec di Pontecagnano. Sul posto si è precipitato immediatamente anche il questore di Salerno Maurizio Ficarra. Inutili i primi tentativi di intavolare una trattativa, coi detenuti che, in possesso degli idranti, hanno respinto i rappresentanti delle forze dell'ordine. Solo in serata l'allare è rientrato ed i rivoltosi hanno fatto ritorno dietro le sbarre.

"Se abbiamo imparato che in generale non si muore per il coronavirus, ma con il coronavirus, possiamo affermare senza tema di smentita che le tensioni, le disfunzioni e le pesantissime criticità del sistema carcerario non si manifestano per il coronavirus, ma con il coronavirus (per fortuna non ancora scoperto nei penitenziari).", attacca il segretario nazionale UilPa polizia penitenziaria Gennarino de Fazio, come riportato da "Salerno Today"." Lo ripetiamo per l’ennesima volta: per le carceri è assolutamente necessaria una task force che si occupi delle diverse emergenze, prime fra tutte la ‘densità detentiva’, gli organici della Polizia penitenziaria e degli altri operatori e i modelli organizzativi.

Lo abbiano bene a mente il Ministro Bonafede, ma anche il presidente Conte.", dichiara ancora il segretario, "Perché i penitenziari potrebbero essere il vero ultimo banco di prova del Governo", conclude.

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