Il salto di qualità del pragmatismo internazionale

I rapporti con l'Europa, con la Nato e con gli Stati basati sulla logica del fare

Il salto di qualità del pragmatismo internazionale
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C'è solo un modo di agire, una filosofia che riesce a coniugare una forte identità con le responsabilità di governo e gli interessi generali di una nazione: il pragmatismo.

È un approccio ai problemi che contraddistingue gli uomini di Stato di ogni orientamento e di ogni latitudine ideale. Giorgia Meloni in questi due anni che ha trascorso a Palazzo Chigi vi ha fatto spesso ricorso ed è stata una propensione che le ha permesso di compiere quel salto di qualità che nessuno si aspettava dalla prima esperienza della destra al governo del Paese.

È riuscita a seguire un percorso in cui ha coniugato la sua coerenza con la realtà, magari ridefinendo i suoi ideali sulla base dell'esperienza che si acquisisce affrontando i problemi, riuscendo in alcuni casi anche a far quadrare il cerchio, a superare evidenti contraddizioni tra il pensiero e la prassi. Un itinerario che è l'unico modo per guardare al futuro senza dimenticare quel che di buono c'è, tanto o poco che sia, nel proprio passato. Un'esplorazione che ti porta ad individuare nuovi punti di riferimento, nuove stelle polari, a trasformare una destra populista, più vocata a seguire l'istinto identitario che non ad interpretare i doveri di governo, in un moderno partito conservatore aperto al mondo.

Certo la strada è lunga e spesso Giorgia Meloni si è accorta di essere andata avanti mentre molti dei suoi compagni di strada sono rimasti indietro. Ma il calarsi nel «fare» spesso cambia, com'è giusto se non si è ottusi, il modo di pensare delle persone: per cui l'Europa non è più matrigna come è stata descritta in passato, ma il contesto irreversibile con cui bisogna fare i conti per difendere l'interesse nazionale; i rapporti con gli Stati Uniti e con la Nato, che nell'esperienza missina erano considerati alla stregua di un diavolo capitalista, sono diventati un altro dato imprescindibile; e, infine, le esigenze di bilancio e il peso del debito sono ora affrontati come condizionamenti ineludibili quando si imposta una manovra economica, una realtà che non può essere esorcizzata con la retorica.

Poi certo ci sono bandiere come la politica della sicurezza e un certo modo di affrontare il tema dell'immigrazione che la Meloni non può ammainare,

come sta accadendo in questi giorni nello scontro con la magistratura sui centri in Albania e sul caso Open Arms. Perché non si può chiedere alla destra di non interpretare la destra. Ma il bipolarismo è anche questo, o no?

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