Quando presiedevo il Centro sperimentale di Cinematografia avevamo la nostra sede a Milano in via Santa Marta, in un edificio in cui era collocata anche l'Accademia della Scala celebre per la danza e il canto, dove operò Toscanini e da cui uscirono Carla Fracci e Bolle. Le due scuole erano in rapporto di amicizia e culturale, facevamo incontri ed anche feste insieme. Quel vecchio palazzo era una comunità umana creativa, un modo di vivere dove tutti cercavano la perfezione. E lo stesso è avvenuto in altri centri come Cinecittà a Roma in quello di Fermi in via Panisperna, di Golgi a Pavia o di Natta a Milano. Mi sono convinto che la grande invenzione nasce in una comunità creativa umana che si auto-organizza liberamente. Sono queste comunità creative le vere scuole di eccellenza, i luoghi dell'invenzione, i punti di irradiazione del sapere nel mondo e sono necessariamente ristrette e d'élite. Se vuoi estenderne la partecipazione a tutti, le uccidi. In questo periodo in cui stiamo per fare grandi investimenti per l'istruzione, c'è il rischio di scegliere la strada della standardizzazione. Tutto il sistema invece andrebbe pensato perché operi sì a livello mondiale ma con isole di eccellenza, che reclutano scienziati e docenti in tutto il mondo e danno ai loro studenti un insegnamento di valore. Ma poiché i costi sarebbero molto alti bisogna pensare al sistema formativo come un'impresa in concorrenza.
Il sapere è qualcosa che abbiamo il dovere di regalare a tutti ma oggi non possiamo più farlo; dobbiamo considerarlo una risorsa preziosa come le terre rare. I cinesi per più di duemila anni hanno conservato il segreto della seta e l'hanno venduta a caro prezzo. Oggi questo vale per l'alta cultura e l'Italia dovrebbe rapidamente imparare questa lezione.
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