Sardegna, gli agenti penitenziari lanciano l'allarme per i detenuti jihadisti

“Se prima i reclusi erano prevalentemente di origine sarda, salvo gli stranieri nelle colonie penali, ora abbiamo il gotha della criminalità italiana e internazionale, dai detenuti del 41 bis ai jihadisti a quelli in Alta sicurezza 1, 2 e 3”, denunciano i sindacati degli agenti penitenziari

Sardegna, gli agenti penitenziari lanciano l'allarme per i detenuti jihadisti

Allarme della polizia penitenziaria per la situazione delle carceri della Sardegna che ospitano i presunti radicali islamici.

L’Unione sindacati di polizia penitenziaria (Uspp), si legge sull'Unione Sarda, chiede maggiori risorse per fronteggiare la radicalizzazione jihadista e spiega che“dopo la costruzione dei nuovi istituti di Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, nell’Isola è ospitata una tipologia di detenuti completamente diversa rispetto al passato”. “Se prima – si precisa - i reclusi erano prevalentemente di origine sarda, salvo gli stranieri nelle colonie penali, ora abbiamo il gotha della criminalità italiana e internazionale, dai detenuti del 41 bis ai jihadisti a quelli in Alta sicurezza 1, 2 e 3”.

Alessandro Cara, segretario regionale dell’Uspp, fa l’esempio dell’Istituto di Sassari “che dovrebbe essere di massima sicurezza, dovrebbe avere in servizio 415 poliziotti penitenziari” ma “Al 15 dicembre scorso ce n’erano solo 243, più 38 assenti per malattia, che presumibilmente potrebbero non rientrare più in servizio, quindi con una percentuale d’assenza del 40%. A Oristano e Tempio i poliziotti dovrebbero essere rispettivamente 210 e 158, invece sono 142 e 88. E anche nelle colonie penali, con un’alta concentrazione di popolazione islamica, registriamo una carenza di personale intorno al 30%”.

Salvatore Argiolas, segretario della Ugl polizia penitenziaria, ricorda che“la pianta organica è prevista per la gestione di detenuti “comuni” e non tiene conto delle nuove esigenze di custodia dettate dal 41 bis e dal terrorismo

islamico, dovute anche alla scellerata decisione di chiudere istituti specializzati come quello di Macomer. Si richiede anche l’ausilio permanente di ulteriori profili professionali, ad esempio traduttori di lingua araba”.

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