Una serata trascorsa a ballare nella discoteca Malindi di Cattolica (Rimini). Le chiacchiere, nuove conoscenze. Il tempo di recuperare le gli oggetti personali e uscire per prendere un po' d'aria. Fuori si continua a parlare del più e del meno, ma la confidenza viene fraintesa e una passeggiata viene interpretata nel modo sbagliato. Chiara (nome di fantasia) è la ragazza 20enne che racconta di essere stata violentata durante una sera di domenica 12 giugno. Il giudice, però, crede più alla versione del giovane accusato.
L'accusa di stupro e la difesa
"Era la prima volta che lo vedevo ... Non credevo che avesse cattive intenzioni. Sembrava un bravo ragazzo, mi sono fidata di lui. Non mi è sembrato che ci stesse provando con me, e io non ero interessata a lui", aveva raccontato in lacrime dopo aver denunciato il suo presunto aggressore. "Mi ha preso con forza per i fianchi. Io ho avuto paura: mi sentivo pietrificata. Mi ha trascinata dietro un cespuglio". La ragazza dice anche di aver mandato un messaggio di aiuto a un amico, ma l'aggressione continua. "Mi ha sbottonato i pantaloni e poi mi ha tolto gli slip. L'ho implorato di smetterla, ma era come se lui non sentisse".
A quel punto la 20enne riesce a svincolarsi dal giovane, un albanese di 22 anni. Racconta tutto e scoppia una rissa tra gli amici della ragazza e il gruppo del presunto aggressore.
Identificato e fermato per violenza sessuale, Bujar Metushi ritiene di non essere colpevole in quanto non c'è stato nessun obbligo a consumare il rapporto."È stato consenziente: mi aveva confidato che per lei era la prima volta", dice al gip durante l'interrogatorio. L'avvocato del giovane ha poi aggiunto nuovi dettagli: "La ragazza non aveva abrasioni né segni di lesioni. Il pronto soccorso infatti conferma il rapporto, ma non la violenza. - e ha continuato - Abbiamo quindi chiesto la scarcerazione e in subordine i domiciliari con il braccialetto elettronico visto che il ragazzo è in regola e lavora come muratore".
La decisione del giudice
Valutando le prove e ascoltando entrambe le parti, è stato promulgato il verdetto. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di non convalidare l’arresto in carcere, disponendo per il 22enne la custodia agli arresti domiciliari. Due le motivazioni che hanno scaturito la decisione: la mancanza della flagranza di reato e il fatto che il giovane risulta incensurato. La difesa ha poi dichiarato:"Il mio assistito resterà ai domiciliari, senza il braccialetto elettronico".
Nonostante ciò il giudice, durante l'ordinanza di scarcerazione, ha rimarcato come a carico di Metushi ci siano gravi indizi di colpevolezza. Oltre a quello di stupro, infatti, l'albanese dovrà rispondere anche di lesioni personali nei confronti di un amico della vittima a cui avrebbe sferrato un pugno in volto per poi fuggire.
Il caso, quindi, rimarrà aperto. La pm Annadomenica Gallucci, che coordina le indagini - affidate ai carabinieri di Cattolica - disporrà una perizia medica sulla ragazza. Si dovrà indagare anche su quel messaggio in codice che la giovane avrebbe mandato a un amico come richiesta di aiuto.
Dopo aver sentito la notizia, la 20enne ha commentato così l'accaduto: "È assurdo che lui continui a dire che è stato un rapporto consenziente... Per me è come subire una seconda violenza. Ma la verità verrà a galla".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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