Una sconfitta travestita da vittoria

Le Olimpiadi del 2024 non si faranno a Roma. È una figuraccia. Non per la cosa in sé: è legittimo essere contrari. È una figuraccia perché l'Italia ne esce come una macchietta

Una sconfitta travestita da vittoria

Quindi le Olimpiadi del 2024 non si faranno a Roma. È una figuraccia. Non per la cosa in sé: è legittimo essere contrari, il sindaco Virginia Raggi non è né unica né isolata tra gli amministratori globali che sono scettici sull'organizzazione di eventi monstre come i Giochi. È una figuraccia perché l'Italia ne esce come una macchietta: mentre Roma eleggeva con centinaia di migliaia di voti un sindaco che aveva fatto capire di essere contraria alla candidatura, il presidente del Consiglio Matteo Renzi sponsorizzava la stessa candidatura a Rio de Janeiro, chiedendo al mondo di credere nel progetto di Roma. Oggi il mondo si chiede che Paese è il nostro, dove il sindaco della Capitale e il premier hanno due visioni così opposte del futuro. Non basta essere su posizioni opposte, essere avversari politici. Altrove si può vederla al contrario, ma avere una voce unica verso l'esterno. Noi no, noi pieghiamo tutto alla rivalità politica.

È una figuraccia anche per il modo con cui è arrivata la fine della breve avventura della candidatura romana a ospitare i Giochi del 2024. Con il sindaco che ha fissato al Campidoglio l'incontro con il presidente del Comitato olimpico, Giovanni Malagò, e poi l'ha lasciato aspettare un bel po' prima di presentarsi. Un atteggiamento che sa di sfregio, oltre che di scarsa educazione, una scelta tattica per raccattare un qualche consenso con il pubblico dei Cinquestelle al quale bisogna fare vedere il maltrattamento dell'establishment. Per giustificarsi, la Raggi ha detto che aveva un impegno istituzionale, invece era amabilmente a pranzo. Un comportamento meschino, che espone Roma e l'istituzione che il sindaco rappresenta alle ironie internazionali, ma che è stata una scelta precisa e deliberata. Una scelta politica per riconquistare consenso all'interno del Movimento e credibilità tra i militanti affamati di lotta anti-sistema e anti-casta. Una specie di lavatrice a gettoni per ripulirsi dai guai delle ultime settimane. Dico no ai Giochi e lo faccio con una plateale sceneggiata, così mi riconquisto un po' di smalto perduto. La dimostrazione della decisione tattica sta nell'immediata reazione di Grillo che ha pubblicamente elogiato la Raggi.

Quindi, in sostanza, non abbiamo i Giochi per salvare la faccia della Raggi, pur perdendola tutti nei confronti del mondo. Dire no alle Olimpiadi è una sconfitta, sa di occasione persa e il paradosso è che a perderla sono soprattutto i grillini: dicono che i Giochi non si possono organizzare perché in quegli appalti miliardari sicuramente qualcuno mangerà. Significa quindi che loro sanno di non riuscire a fermare il malcostume degli altri che denunciano da sempre.

Ovvero, in sintesi, che hanno paura di non saper governare. Se sei sicuro di essere più bravo e più pulito dici: «Si fa, ma a modo mio». Invece si sceglie di non fare. L'addio a Roma2024 lo vendono come una vittoria, è invece una sconfitta.

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