C'è solo una cosa peggiore della didattica a distanza o delle aule chiuse. È utilizzare la scuola come campo di battaglia tra poteri diversi, lasciando nell'incertezza costante, ormai da mesi, sia le famiglie sia gli studenti. Cosa penseranno i ragazzi di fronte al carosello degli ordini e dei contrordini? Si apre, si chiude, un po' si apre e un po' si chiude. Anzi, abbiamo scherzato, ricominciamo da capo: si apre, si chiude... e così via, settimana dopo settimana. Il ministro dice una cosa, il Dpcm ne prescrive un'altra, la Regione predispone, il Tar annulla, la Regione non sa più cosa fare, il Dpcm nuovo è già in arrivo e forse il ministro non sarà più quello di oggi. Un attimo. Non è finita qui, ci sono anche, e ci mancherebbe, il parere dell'Ufficio scolastico, l'ex Provveditorato, e quello dei singoli istituti, che eroicamente devono essere pronti da un giorno all'altro con tutto e il contrario di tutto. Poi naturalmente c'è il problema dei trasporti, il parere della prefettura, le proteste degli alunni e quelle dei genitori. L'alunno apprende quindi una prima, fondamentale lezione: tutto si può chiedere alle istituzioni italiane tranne chiarezza nei contenuti e semplicità nella comunicazione. Allo stress di aver passato buona parte del 2020 in casa, si aggiunge lo stress di non sapere cosa accadrà domani. Il ragazzo non viene interrogato ma si interroga in continuazione: lunedì sarò davanti al computer in salotto o in aula sul banco a rotelle per il quale sarò sempre grato al Commissario Arcuri? Tipica risposta del genitore: forse, boh, non lo so, aspetta guardo su internet, no, niente, non si capisce. Non vogliamo dire che gestire una pandemia sia una cosa facile, per carità. Bisogna tenere conto dell'andamento dei contagi. Tuttavia sono passati mesi dal primo lockdown, un anno scolastico è terminato e uno nuovo è iniziato, il tempo per fare qualcosa di meglio non è certo mancato. I problemi erano noti a tutti. Il primo è che in molte città le scuole sono una attaccata all'altra e si crea quindi un (super) assembramento.
Mille proposte, da ingresso a orari differenziati all'affitto di bus privati, e nessuna decisione. E così lo studente impara la seconda lezione: se il governo è privo di autorevolezza e il ministro dell'Istruzione sembra precipitata da Marte, i risultati sono questi. Ognuno dice la sua e nessuno fa nulla.
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