Q uanti anni o decenni sono che non la sentite, ammesso che dico ai più giovani l'abbiate mai sentita? Fa così, sempre da cantare in coro: «E la bandieeeera dei tre colooooori / è sempre stata la più bellaaa / noi vogliamo sempre quella/ noi vogliam la libertààààà». È un'antica canzone risorgimentale, del rivoluzionario 1848, addirittura precedente l'Inno di Mameli e, ammettiamolo, più sostanziosa nella sua semplicità, oltre che più allegra.
Noi del secolo scorso la cantavamo durante le gite scolastiche, ogni tanto la sentivamo in qualche festeggiamento, da cori improvvisati e a volte stonati. Poi è passata di moda, bruciata in varie fiammate dal Sessantotto, dagli Anni di Piombo, dalla Milano da Bere, da Tangentopoli, dalla Globalizzazione, dall'Unione europea, e neppure i sovranismi di vario genere sono riusciti a resuscitarla. Ci riuscirà il virus?
Più che il destino della canzone, invero, ci interessa l'improvviso moto di italianità che arriva sia dall'alto sia dal basso, a causa della pandemia. Sono comprensibili e legittimi, addirittura opportuni, i suggerimenti del ministro Franceschini e di Conte a fare le vacanze in Italia, non soltanto per motivi economici e sanitari: conosco ragazzi che sono già stati a New York, Parigi, Londra, e non hanno mai visto Firenze. Un bagno nelle bellezze di casa - difficili quelli al mare - farà bene a tutti.
E comprensibile è anche una recentissima indagine di mercato secondo la quale una confezione «tricolore» di qualsiasi prodotto fa crescere le vendite dello 0,7 per cento, che sale al 3,5 per cento con la scritta «100% italiano». Non c'entra il sovranismo, né il nazionalismo: di fronte a una crisi, a un lutto, a un grande spavento ogni famiglia serra i ranghi, aumenta vicinanza e solidarietà. È così anche per una nazione, e guai se non accadesse, perché significherebbe che il nostro sentirsi popolo italiano si è logorato fino a lacerarsi.
Non dovranno dunque impensierirci gli allarmi di chi volendo sempre cercare il male e il pericolo ovunque lancerà grida di preoccupazione per una rinascita nazionalistica che tale non è. Questo slancio tricolore, comunque lo si voglia valutare, terminerà con la vittoria sul virus, non è più tempo di autarchia. Ve le immaginate le folle che rinunciano al Samsung o all'iPhone per un «Ifono»? Tranquilli, allora, godiamoci una parentesi di italianità, senza timore né polemiche.
A proposito, sapete qual è un'altra strofa della Bandiera dei tre colori? È stata rimossa,
cancellata, perché se la prende con «i crucchi»: «E la bandiera gialla e nera / qui ha finito di regnare, / la bandiera gialla e nera / qui ha finito di regnare». Questo sì, è uno stato d'animo che avrà ancora vita lunga.
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