Le casette, spesso abitate, pur non essendo del tutto finite di costruire, si alternano ad altre inizio secolo. L'usanza di abitare in case dove non sono del tutto finiti i lavori esterni, ha fatto nascere l'espressione architettonica “il tipico non finito calabrese”. Le case sono basse e per lo più moderne perché Seminara fu distrutta dal terremoto del 1909, lo stesso che provocò il maremoto che rase al suolo Messina e Reggio Calabria.
Dietro il paese si intravedono le maestose e rigogliose montagne dell'Aspromonte. Il verde, quasi argenteo, è quello degli ulivi e dei vigneti (guarda le foto).
I segreti di Seminara
Seminara nasconde tanti segreti. Nota alle cronache per la terribile e sanguinosa faida di Seminara, una guerra in stile “far west” che per decenni ha diviso la popolazione, la cittadina meriterebbe però di essere scoperta per altri motivi.
Il primo segreto della cittadina è il suo passato. Il paese fu costruito nel decimo secolo, probabilmente dopo la distruzione per mano dei saraceni di Taureana. Secondo gli storici il territorio era già popolato da monaci basiliani emigrati dalla Sicilia e formava con la vicina Melicuccà uno “dei centri maggiori della cultura e della vita religiosa neogreca in Calabria”.
Seminara diede i natali a Barlaam di Seminara, uno dei padri dell'Umanesimo. Di fede bizantina, divenne vescovo cattolico e fu filosofo, matematico, teologo, esperto di musica bizantina e aritmetica. Fu uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'Oriente e Occidente. Fu il maestro di Leonzio Pilato e Boccaccio, insegnò il greco a Petrarca.
All'epoca, in quelle terre dominate dai bizantini per secoli, vi erano ancora molti cristiani di fede ortodossa, nonostante l'unificazione con Chiesa Cattolica dei cristiani del Meridione legati a Bisanzio, proclamata dal concilio di Bari del 1098. Barlaam era uno di quei fedeli ancora legati al rito orientale. Secondo la ricostruzione degli storici nel 1339 fu inviato dall'imperatore bizantino Andronico III in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per promuovere una crociata contro i turchi che minacciavano Bisanzio. Le relazioni che si fece in quegli anni lo aiutarono quando decise di convertirsi al cattolicesimo. Ad Avignone nel 1342, presso la corte papale, divenne l'insegnante di greco di Francesco Petrarca. Grazie all'aiuto di Petrarca fu nominato dal Papa Clemente VI vescovo di Gerace.
La Magna Grecia
La costa della Calabria ha sempre avuto fortissime influenze greche. I primi coloni arrivarono nel VIII e VII a.C. Erano mercanti, contadini, allevatori e artigiani che emigravano dalle città della Grecia antica che favorivano questi processi per aumentare i flussi commerciali e per allentare le tensioni sociali dovute a un eccessivo incremento della popolazione. Le colonie nate in quel periodo nel Meridione divennero autonome, pur mantenendo profondi contatti culturali e commerciali con le città di origine in Grecia. Erano note come Magna Grecia.
Per tradizione era l'oracolo di Apollo a Delfi, interrogato dal capo spedizione, che decideva il luogo in cui si sarebbe fondata la nuova colonia.
È probabilmente da questa storia che nasce il secondo segreto di Seminara. Un segreto purtroppo ancora ben custodito e poco conosciuto. Però è da esso che potrebbe partire un nuovo sviluppo per il paese.
La ceramica
Camminando nei boschi dell'Aspromonte è ancora possibile imbattersi in maschere di ceramica dal volto spaventoso o in comignoli dalla forma umana e non propriamente amichevole, dalla cui testa e braccia esce il fumo del camino. Queste creature in ceramica dall'aspetto spaventoso sono dei caccia spiriti. Le loro origini sono chiaramente legate al teatro greco che qui, come in tutto il mondo greco, aveva un ruolo fondamentale nella società. Le maschere servivano agli attori per poter cambiare più ruoli e avevano significati profondi sia religiosi, che culturali.
Questi demoni in ceramica vengono ancora prodotti a Seminara, che vanta uno dei più interessanti e meno conosciuti distretti della ceramica.
Un storia complessa, antica e che meriterebbe più attenzione. Il distretto non è di certo famoso come Vietri, Caltagirone, Palermo, Santo Stefano di Canastra e Grottaglie, campioni della ceramica popolare Meridionale. Eppure la ceramica di Seminara è una delle più apprezzate dagli antiquari e dagli artisti, nonché una delle più creative e divertenti.
Oltre alle maschere si fanno i "babbaluti", “bottiglie di varia grandezza la cui produzione risale al periodo della dominazione borbonica in Calabria, un'era di forte malcontento popolare che aveva portato gli artigiani a raffigurare, in maniera caricaturale, prima la fisionomia dei gendarmi spagnoli, poi quella dei soldati borbonici o dei signorotti locale o del potente di turno”.
La lotta contro il potere potrebbe avere origini nella mito greco di Prometeo, il titano amico dell'umanità e del progresso che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini e che subì la punizione di Zeus che lo incatenò a una rupe ai confini del mondo e poi lo sprofondò nel Tartaro, al centro della Terra. Questo mito ha spesso simboleggiato la lotta del progresso e della libertà contro il potere.
A Seminara si producono anche anfore (lancelle), boccali (cannate), talora con ornati a rilievo (cuccumi), piccole brocche con becco (bumbuleji), orci a foggia di riccio (porroni a riccio), borracce a ciambella, lanterne, bottiglie e fiasche antropomorfe (babbaluti o babbuini), maschere grottesche, vasi da balcone (graste). Per motivi votivi si producono le borracce a forma di pesce, che venivano utilizzate dai pellegrini della fiera di San Rocco a Rosarno. Altra tipologia tipica e secondo gli esperti, dalle valenze quasi "iniziatiche", è il “gabbacumpari” (bevi se puoi),una brocca da vino con una serie di fori, da dove può bere soltanto chi è particolarmente abile.
Un storia che merita di essere conosciuta è quella del ceramista Paolo Condurso, il più grande artista della ceramica di Seminara. Morto nel 2014, era stimato anche da Pablo Picasso che comprò molte sue opere. Si può conoscere meglio la sua vita e la storia della ceramica calabrese guardando il bel documentario della “Cine Sud Editore” girato da Francesco Mazza. Oggi il suo laboratorio è portato avanti dal figlio Gennaro.
Un altro ceramista che ha creato una bottega che ha portato avanti le tradizioni della ceramica seminarese è Domenico Ditto. Oggi il laboratorio è portato avanti dal figlio.
La cultura alimentare e il turismo
Seminara vanta anche molte tradizioni alimentari. Basta fermarsi nei vari forni per rendersene conto. Al vecchio Panificio Chiappina, in piazza si preparano le friselle al peperoncino, al mais, all'origano o integrali. Si fanno anche i tozzini al sesamo o le “Pitte di San Martino”. Tipico dolce della provincia di Reggio Calabria preparato con il vin cotto, una spolverata di garofano, cannella, e cacao amaro. Esistono molte varianti a seconda dei paesi e delle famiglie.
Pur non essendo molto visitata, Seminara dista pochi chilometri da incantevoli località turistiche. Una di esse è Scilla, che oltre a richiamare persone per la sua storia e per i suoi richiami alle leggende greche e romane, vanta un mare e un borgo antico sensazionali.
La maschere dai volti mostruosi e antichi che proteggono le case di questo paesino dell'Aspromonte possono essere la chiave della sua rinascita.
Proprio come gli abitanti di qui sanno da sempre, sono protettive. Se i ceramisti e le istituzioni sapranno fare squadra, invece che dividersi inutilmente, potrebbe essere proprio grazie alla ceramica che Seminara rinascerà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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