La Calabria e la Magna Grecia

Col termine "Magna Grecia" si indicavano le colonie greche dell’Italia meridionale peninsulare, ma non la Sicilia Greca

La Calabria e la Magna Grecia

Il nome Magna Grecia fu usato forse dalla seconda metà del 4° sec. a.C. Con esso si indicavano le colonie greche dell’Italia meridionale peninsulare, ma non la Sicilia Greca. Prima di quell'epoca i colonizzatori greci venivano chiamati semplicemente italioti.

Secondo gli storici il nome Magna Grecia è probabilmente legato alla prosperità della regione al tempo dei pitagorici.

I primi coloni arrivarono nel VIII e VII a.C. Erano mercanti, contadini, allevatori e artigiani che emigravano dalle città della Grecia antica, che favorivano questi processi per aumentare i flussi commerciali e per allentare le tensioni sociali dovute a un eccessivo incremento della popolazione.

I più attivi nella colonizzazione furono i calcidesi, fondatori di Cuma e Reggio e gli achei che fondarono Sibari, Crotone e Metaponto.

Ma anche altre città greche fondarono colonie nel sud Italia. Gli ioni di Colofone fondarono Siri, gli spartani fondarono Taranto, i locresi occidentali Locri Epizefiri e gli ateniesi in epoca più tarda Turi. Con il passare dei secoli, per le stesse ragioni per cui i primi coloni greci avevano colonizzato il sud Italia, anche le colonie della Magna Grecia fondarono nuove colonie, espandendo di fatto la civiltà greca a tutto il territorio oggi chiamato Calabria.

La Magna Grecia brillò non solamente per la sua ricchezza economica e commerciale, ma anche culturale. Fu la patria di Pitagora, di Empedocle, Gorgia, Zenone di Elea, Parmenide, dei pitagorici Filolao, Liside, Echercate, Achita e Timeo. Nacquero qui anche importanti storici come Glauco, Lico e Ippi, i medici Timoteo e Alcmeone, il legislatore Zaleuco, il matematico Archimede e importanti artisti e poeti. Il nobile e poeta greco Ibico, originario di Reggio, scrisse nel 500 a C:

Di nuovo sotto le palpebre fosche
Eros mi lancia uno sguardo struggente,
e con

multiformi malie mi getta
nelle reti inestricabili di Cipride.
Io temo al suo venire,
come un cavallo aggiogato, vincitore negli agoni,
vicino alla vecchiaia,
controvoglia scende alla gara con il carro veloce.

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