Sempre più diffuso l'islam nelle carceri italiane

I detenuti fondamentalisti sarebbero 19 e sono tenuti in sezioni di alta sicurezza, mentre altri 200 sarebbero quelli sotto osservazione. Gli imam "autorizzati" salgono da 9 a 30

Sempre più diffuso l'islam nelle carceri italiane

Le finte moschee ora nascono in carcere. Secondo i dati dell’associazione Antigone, diffusi qualche giorno fa nel corso di un convegno sui diritti religiosi in carcere, il pericolo del proselitismo radicale è alquanto diffuso.

“La presenza di detenuti di fede islamica è numericamente significativa - spiegava nell’occasione il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella - e giustifica l’indicazione di dar vita a luoghi di culto nei singoli istituti, oltre che prestare un’attenzione non formale alle regole di alimentazione”. Ed è per questo motivo che il Dap, il dipartimento per l’amministrazione penitenziaria ha stretto una convenzione con l’Ucoii (unione delle comunità islamiche italiane) per cercare di risolvere il problema aumentando da 9 a 30 il numero degli imam che possono frequentare le carceri italiane.

Secondo i dati del Dap i detenuti radicalizzati sarebbero 19 e sono tenuti in sezioni di alta sicurezza, mentre altri 200 sarebbero quelli sotto osservazione. In totale in Italia ci sarebbero 5780 i detenuti di fede islamica e in 52 istituti penitenziari ci sono luoghi di culto ufficiali che si possono considerare delle moschee, mentre in altre 132 istituti ci sono solo stanze usate come luogo d’incontro. Il problema, come è noto, è che, in teoria, nell’islam chiunque può fare l’imam dato che l’imam è solo colui che guida i fedeli nella preghiera.

Come riporta La Stampa, nel corso del convegno, il capo del Dap Santi Consolo ha spiegato che “in base al protocollo con l’Ucoii, firmato prima dei fatti di Parigi, negli 8 istituti dove maggiore è la presenza degli islamici, la preghiera viene assicurata in locali destinati”. Oltre a corsi di formazione specifica per la polizia penitenziaria e per i volontari, si dovrebbe favorire il ritorno dei detenuti Paesi di origine e prevedere modelli per la deradicalizzazione in carcere.

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