Che quello di papa Francesco in Georgia non fosse un viaggio semplici era stato chiaro fin da subito. Che gli attriti con la chiesa ortodossa locale si sarebbero però fatti sentire in modo così stridente non era forse altrettanto scontato.
Eppure le avvisaglie c'erano state, perché già l'incontro tra il papa cattolico ed Elia II, anziano patriarca della Chiesa autocefala georgiana, aveva fatto riemergere le diffidenze della Chiesa storicamente più dura nei confronti del Vaticano.
Giunge dunque come un ennesimo sgarbo, ma non di certo come una novità, la scelta della delegazione ortodossa di non prendere parte alla messa celebrata da Francesco allo stadio di Tbilisi.
Un passo indietro che arriva all'ultimo minuto - scrive Il Messaggero - su una via già costellata di ostacoli per il dialogo. E se è vero che "il loro canone non permette" di presenziare alla Messa cattolica - come ricorda il portavoce vaticano, Greg Burke - tuttavia una delegazione, quanto meno al termine del rito, era stata annunciata.
Non erano molti neppuri i fedeli presenti, spiega il quotidiano romano, citando le parole del vescovo Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico per la zona del Caucaso, che spiega come la maggior parte dei cattolici (circa 40 mila persone) viva nel sud del Paese, piuttosto che nella capitale georgiana.
"In questa terra talvolta si ha l'impressione di sentirsi soli", diceva ieri Pasotto, che è anche vescovo di Tbilisi, raccontando delle difficoltà della chiesa locale.
"La Chiesa ortodossa georgiana - spiegava - non riconosce il nostro Battesimo, non riconosce il matrimonio tra cattolici e ortodossi. Da questo nascono tanti problemi: la nostra fatica attuale è che su certi temi non riusciamo a ritrovarci e a discuterne assieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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