Il 25 aprile riaccende la polemica: scontro sulla cittadinanza al Duce

L’onorificenza venne data a Mussolini nel 1924 e, secondo il primo cittadino, “sarebbe sbagliato contestualizzare situazioni che nulla hanno a che fare con la vita recente”

Il 25 aprile riaccende la polemica: scontro sulla cittadinanza al Duce

Francesco Passerini, il sindaco di Codogno, città simbolo della pandemia Covid, non sembra per nulla dell’idea di revocare la cittadinanza conferita nel 1924 a Benito Mussolini, in quanto fu, come ha sottolineato il primo cittadino, “una iniziativa nazionale dell'Anci del tempo. È un atto storico, come quando Napoleone ha dormito a Codogno e poi andò a Lodi a far guerra. Non è che poi è venuto giù il palazzo dove dormì. Abbiamo anche alcune strutture che ricordano il periodo fascista, come Villa Biancardi che è ancora lì. E per fortuna. Non si può pensare di cancellare e demolire tutto perché costruito da una parte della storia particolare". Ha tenuto a precisare questo il sindaco di Cologno all'Adnkronos.

Il sindaco di Codogno: "La storia va conosciuta"

Passerini ha proseguito poi, continuando a commentare l’onorificenza conferita a Benito Mussolini nel 1924 di cittadino onorario del comune in provincia di Lodi e mai revocata: "Personalmente sono fortemente post ideologico, sarebbe sbagliato contestualizzare o attualizzare situazioni che nulla hanno a che fare con la vita recente. La storia va conosciuta, va studiata, perché solo imparandola si possono evitare errori già commessi: cancellarla non aiuta sicuramente a scongiurare sbagli fatti in passato". Già a novembre 2019 era stata presentata una mozione dal Pd per la revoca della cittadinanza, ma la maggioranza aveva votato contro. Si erano in quella occasione astenuti il sindaco Passerini, il presidente del consiglio Enrico Sansotera e il consigliere del Movimento 5 Stelle Gianbattista Fontanella. Nella motivazione dei gruppi di maggioranza si era fatto riferimento al valore della memoria secondo l’insegnamento di Primo Levi, ebreo italiano deportato ad Auschwitz. Il parallelo aveva fatto ancora di più inalberare il centrosinistra.

La mancata cittadinanza alla Segre

Antonio Miatto, sindaco di Vittorio Veneto, ha spiegato invece all’Adnkronos la mancata cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre: “A suo tempo, più di un anno fa, non abbiamo dato corso alla cittadinanza onoraria a Liliana Segre, ma non certo per motivi ideologici o razziali, semplicemente non si è portato avanti il procedimento, ma oggi nulla vieta che si possa farlo, anche se il tema non è all'ordine del giorno oggi. Sia allora che oggi abbiamo tante altre cose da pensare con quello che è successo". Il primo cittadino di Vittorio Veneto ha anche tenuto a rispondere a coloro che proponevano la cittadinanza onoraria alla Segre con il fatto che il nome di Benito Mussolini sia iscritto nell'Albo d'oro del Comune. "Non c'entra nulla, quella iscrizione nell'albo d'oro del comune è del 1929 quando Mussolini venne in visita alla città, e così venne nominato cittadino onorario, ma è una cosa del passato, e la storia è scritta nella pietra, nel bene e nel male" ha quindi concluso Miatto.

La risposta del sindaco di Salò

"Su questa cosa è stato detto di tutto e di più. C'è l'atto di delibera, non solo la mia maggioranza era contraria, ma anche la minoranza. Se vogliono revocare la cittadinanza a Mussolini, che lo faccia il Governo. Non è stata soltanto la mia città a dargli l'onorificenza, ma ce ne sono almeno altre 100. E non fu concessa all'epoca certamente dai consigli comunali. Per me l'argomento è chiuso, è un discorso strumentale e oggi abbiamo problemi più urgenti noi amministratori locali. Detto ciò io rispetto le idee di tutti, si tratta di una scelta motivata a suo tempo" ha spiegato Giampiero Cipiani, sindaco di Salò, Comune in provincia di Brescia. Nelle motivazioni al no alla revoca, si legge che in quegli anni, e anche dopo, molti Comuni diedero il riconoscimento al Capo del governo, e tra quelli anche Salò. “Non ci risulta che Brescia abbia revocato questo conferimento e, anche se diversamente da ciò che è avvenuto, l'avesse fatto, a distanza di 100 anni, noi non riteniamo di farlo.

Dopo la caduta del Fascismo sui banchi dove state ora accomodati, si sono seduti uomini che di antifascismo e lotta partigiana potevano sicuramente fregiarsi di sapere tanto, tanto più di Voi, e di Noi, avendo fatto parte personalmente di quella lotta, avendoci messo la faccia e, avendo spesso, rischiato la vita per gli ideali in cui credevano. Eppure queste persone non si posero, allora, il problema della Cittadinanza onoraria" si legge ancora.

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