Alla fine le casette di legno a Camerino avranno un costo rilevante. Forse esagerato. Più del doppio di quanto costavano al metro quadro appartamenti e belle villette prima delle scosse di terremoto. Da quando nell’ottobre del 2016 il sisma ha distrutto il centro storico e un popoloso quartiere periferico, la città dell’Università medievale sta cercando di ricostruirsi attorno a qualcosa. La carne è debole, ma lo spirito è forte. Il sindaco Gianluca Pasqui elenca con orgoglio il numero di sfollati che sono riusciti a rientrare in città. “Un anno fa avevamo 6.856 persone assistite - spiega al giornale.it - ora ne sono rimaste solo 3.106. Di queste, solo 1.339 sono lontane da Camerino”. Un numero che lo fa “essere ottimista”. “In un Comune completamente distrutto e che non esiste più - dice - è un fattore positivo. Anche perché dobbiamo ancora consegnare 311 casette: tra poco avremo riacquistato quasi la totalità dei nostri cittadini”.
A parole sembra una situazione idilliaca. Ma i fatti raccontano altro. Come rivelato su queste pagine, infatti, il Consorzio Arcale incaricato di costruire le Soluzioni Abitative di Emergenza (Sae) tra inizio dicembre e metà gennaio ne ha già consegnate 118. Tutte a Camerino. Peccato non siano ancora state assegnate agli abitanti perché le aziende indicate dalla Regione (Pd) per le opere di urbanizzazione viaggiano con (molto) ritardo.
Ma non è solo una questione di puntualità. Anche di soldi. Perché per le casette in legno, solo in questo Comune, sono stati stanziati oltre 24 milioni di euro. Una cifra enorme, di cui è difficile ricostruire il flusso. Il sindaco infatti è responsabile solo per la scelta del terreno dove costruire le Sae per gli sfollati. Al resto ci pensa la Regione. La quale ha affidato all’Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica (Erap) la realizzazione dei bandi per i "lavori di urbanizzazione e fondazione" delle aree dove il Consorzio Arcale andrà poi a montare i fabbricati in legno. Bene. Camerino conta 12 zone predisposte per le strutture abitative d'emergenza. Per ognuna di esse l’Erap ha previsto di investire sacchi di quattrini in interventi vari: strade, allacci, ghiaia, finiture, tutto ciò che serve per renderle vivibili. Una parte (oltre 10 milioni) sono stati messi a bando tra aziende scelte con il criterio del maggior ribasso. Gli altri servono per coprire oneri di smaltimenti, lavori secondari, spese tecniche, sicurezza, collaudi e via dicendo. A conti fatti le 311 casette di Camerino costeranno ai contribuenti qualcosa come 78mila euro l’una (solo di opere di urbanizzazione). Un’enormità. A questi vanno aggiunti i 66mila euro (in media) del costo fisico di muri, finestre, porte e capitolato. Somma totale: 144mila euro a fabbricato. Considerando che ne sono state realizzate da 40 mq, da 60 mq e le più grandi da 80mq, in media ogni Sae vanta un prezzo di 2.400 euro al metro quadro.
Un salasso. Soprattutto se si guarda alle quotazioni di mercato prima del sisma, calcolate su base semestrale dall’Agenzia delle Entrate. A giugno 2016, per esempio, un appartamento in buono stato nel centro storico arrivava a costare al massimo 1.500 euro al mq, ma era facile trovarne anche a 1.100 euro. Più in periferia, invece, il prezzo ondeggiava tra i 1.000 e i 1.700 euro al metro quadro (in base allo stato dell'immobile). Per le ville e i villini si potevano strappare offerte da 1.150 euro/mq (valore massimo 1.550), cifra che diventava ancor più bassa a Sant'Erasmo e Morro (due frazioni), dove una casa solitaria con gardino ondeggiava tra i 1000 e i 1350 euro al mq.
Cioè meno della metà di quanto costeranno i fabbricati in legno dei terremotati. Una follia. Basti pensare che oggi per le 40 Sae del quartiere periferico “Vallicelle" le Marche spenderanno 4,6 milioni di euro. Ovvero circa 2mila euro/mq. E non sono certo delle ville.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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