Soccorrono i barconi in Libia per portarli tutti in Italia

Ennesima invasione: un gruppo di navi europee e britanniche in aiuto di tremila immigrati su 14 imbarcazioni. E arriveranno nel nostro Paese

Soccorrono i barconi in Libia per portarli tutti in Italia

Roma - Una nuova «invasione» di migranti si appresta a sbarcare nei porti italiani, che da inizio anno ne hanno già accolti oltre 50mila. Mentre Palermo attende oggi l'arrivo di 650 persone soccorse nel Canale di Sicilia, ieri sera un gruppo di navi in campo per «Triton», guidate dalla britannica Hms Bulwark, ha fatto rotta verso le coste libiche per soccorrere migliaia di immigrati - tremila, per l'Unhcr - partiti dal nord Africa a bordo di quattordici barconi, in viaggio verso l'Europa. O meglio verso l'Italia. Perché il finale dell'intervento di salvataggio dei disperati è già scritto: sbarco nel più vicino porto italiano.

A dare la notizia dell'ennesima emergenza, ieri, è stato il corrispondente del canale inglese Skynews a bordo della Bulwark (dov'era anche il ministro della Difesa di Sua Maestà Michael Fallon), spiegando che il vascello britannico e altre unità italiane, tedesche e irlandesi erano in corsa verso la Libia per un'operazione di salvataggio di «migliaia» di migranti alla deriva. All'operazione partecipano anche unità del Moas (una Ong maltese che si occupa di salvataggio dei migranti) e di Medici senza frontiere, oltre a navi italiane (che avrebbero preso a bordo 791 naufraghi), tedesche e una irlandese, che mentre si dirigevano verso l'area dell'operazione, avrebbero soccorso altre due imbarcazioni, rispettivamente con 301 e 310 immigrati a bordo. Mentre il capo del «settore centrale» della Guardia costiera libica, il colonnello Reda Issa, interpellato dall'Ansa, ha riferito che «la Marina tedesca» avrebbe salvato 200 clandestini, mentre la Marina italiana avrebbe avvicinato altre imbarcazioni «a nord di Sabratah», tra Tripoli e la frontiera tunisina.

Intervento umanitario doveroso, destinazione dei soccorsi un po' meno. La Bulwark, da quando è nel Mediterraneo, ha soccorso circa 1.500 immigrati. Salvandoli dal mare, spesso a due passi dalla Libia, e «consegnandoli» al primo porto italiano. È successo così la scorsa settimana, per i 747 migranti che la nave del Regno Unito ha raccolto «off the Libyan coast», al largo della costa libica, come racconta lo stesso sito della Royal Navy, salvo «fare rotta a Nord, verso un porto designato dalle autorità italiane», nel caso di specie, Taranto. Lontano dalle coste britanniche, per la soddisfazione di David Cameron, che in linea con la rigidia posizione di Londra sull'immigrazione ha ribadito che i disperati soccorsi in mare, anche da navi di Sua Maestà, non vanno accolti dalla Regina, ma sbarcati in Italia, Malta o Grecia.

Eppure il suo ministro della Difesa, a bordo della Bulwark, ieri ha invitato «altre navi da altre marine europee» ad accorrere per aiutare nei soccorsi. Raccomandando anche una maggiore condivisione non delle «quote», parola tabù al di là della Manica, ma delle informazioni di intelligence , per «capire chi è responsabile del traffico di esseri umani e come fanno i quattrini, e quindi spazzare via le organizzazioni criminali coinvolte». Fallon ha anche ammesso che «se l'Europa non si mette d'accordo e inizia ad affrontare il problema alla radice», l'ondata di sbarchi potrebbe assumere una dimensione colossale.

I «numeri» dell'emergenza di ieri pomeriggio sono stati confermati anche dalla portavoce per il Sud Europa dell'Unhcr, Carlotta Sami, che su Twitter ha scritto che «a bordo delle 13-15 imbarcazioni alla deriva vicino alla Libia ci sarebbero circa 3000 profughi». Ed è proprio l'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati che stima in almeno 200mila gli arrivi di immigrati entro la fine dell'anno solo nel nostro Paese. Trentamila in più dello scorso anno.

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