Sorpresa, Grillo va giù

Un anno fa il 27% sperava in un governo grillino. Cala la popolarità di Di Maio: giù del 5% in due mesi

Sorpresa, Grillo va giù

Come si concilia l'apparente contraddizione tra il mantenimento dell'ampiezza in termini di intenzioni di voto espresse nei sondaggi e le numerose «disavventure» in cui il M5s è incappato, specie negli ultimi tempi? Si citano al riguardo per esempio il caso della sindaca Raggi, il pasticcio delle primarie per il candidato in Sicilia e il caso della designazione di Di Maio al vertice del movimento, che vede un'assenza di competizione per la carica (ciò che non è il migliore esempio di democrazia competitiva) minata per di più da insufficienze tecniche nello strumento di elezione (la piattaforma Rousseau).

Il fatto è che, in generale, la motivazione che spinge a scegliere il voto per il M5s è basata prevalentemente - se non totalmente - sulla protesta e non su qualche tema programmatico. Ciò che porta a cercare in qualche modo un'espressione per la disaffezione nei confronti delle forze politiche tradizionali, spesso indipendentemente o quasi da ciò che i grillini effettivamente fanno. In altre parole, questi ultimi vengono spesso scelti come mero «simbolo» del disprezzo verso i partiti tradizionali e i suoi esponenti. Va aggiunto anche che i canali di informazione cui si rivolgono nella maggior parte dei casi i grillini sono spesso autoriferiti (come i blog dello stesso movimento) e danno una lettura di quanto accade ben diversa da quella «esterna». Siamo cioè talvolta di fronte a una sorta di «bolla informativa» che limita una analisi corretta della realtà.

Ciò nonostante, il M5s sta riscontrando negli ultimi tempi, alcune parziali difficoltà nella relazione con l'opinione pubblica in generale e con il proprio stesso elettorato. Alle ultime elezioni amministrative, ad esempio, come si ricorderà, molti ex elettori del M5s hanno scelto di rifugiarsi nell'astensione invece che riconfermare il loro voto al partito.

E anche un sondaggio recente (realizzato dall'istituto Eumetra Monterosa intervistando un campione rappresentativo di cittadini al di sopra dei 17 anni di età) suggerisce la possibile esistenza di una crisi di fiducia nei confronti del M5s. Tanto che alla domanda sull'opportunità e sulla possibile portata di rinnovamento di un governo dei 5 Stelle, la percentuale di consenzienti, di per sé già limitata (poco meno del 17%) si riduce considerevolmente rispetto a dodici mesi fa (27%), quando fu posto un quesito identico. Questo calo di consensi per un possibile governo a cinque stelle è originato anche da un significativo cambiamento di opinione dello stesso elettorato grillino. Se l'anno scorso, infatti, la stragrande maggioranza dei votanti per il M5s (95%) vedeva con favore un esecutivo diretto dai Cinque stelle, oggi questa percentuale, pur restando maggioritaria, si è sensibilmente ridotta (54%). Ma questo deflusso di consensi dall'approvazione di un esecutivo condotto dai grillini non si dirige verso il parere opposto («i Cinque stelle non sono in grado di governare») la cui diffusione rimane sostanzialmente invariata nella popolazione, ma verso un'affermazione di carattere anch'essa sconfortata (e per certi versi anch'essa «populista») come «con i Cinque stelle al governo non cambierebbe nulla: i partiti sono tutti uguali». L'adesione a quest'ultima opinione passa dal 48% dell'anno scorso al 57% - vale a dire la netta maggioranza assoluta - di quest'anno. Ciò che mostra la permanenza di un'ampia - e crescente - base di scontento verso tutti i partiti - compresi il M5s - che potrebbe rifugiarsi, come è già successo per le amministrative, verso l'astensione. Insomma, la possibile crisi di consenso dei grillini non fa guadagnare gli altri partiti che, per ora, non sono riusciti a intercettare questo flusso di voti.

È poi interessante notare come la simpatia per un governo formato dal M5s sia presente ovviamente all'interno dei votanti per Grillo e Di Maio, ma faccia rilevare anche un'accentuazione nell'elettorato della Lega, segno questo della possibile sovrapposizione (e, di conseguenza possibile futura alleanza) di questi due elettorati specie su alcuni temi specifici, come, ad esempio l'Ue.

Un fenomeno analogo si rileva misurando la popolarità del leader del M5s Di Maio. Anch'essa è in diminuzione rispetto al passato: 34% oggi contro il 39% del luglio scorso. Di Maio raccoglie voti positivi quasi esclusivamente nel suo partito, ma emerge, anche in questo caso, un'accentuazione relativa di consensi all'interno dell'elettorato della Lega Nord: un altro indicatore di una qualche recondita simpatia per il M5s presente tra i votanti per Salvini.

Insomma, per quel che riguarda specificatamente le sue capacità di governo, il M5s suscita oggi una diffusa delusione nell'elettorato nel

suo complesso e anche in quello grillino in particolare. Questo stato di cose, però, non accresce la fiducia negli altri partiti, ma sembra, al contrario, accentuare ancor più la disaffezione dall'intero sistema politico.

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