Dopo il caso di Andreas Lubitz, l'attenzione è quanto mai focalizzata sulle condizioni di salute dei piloti e sui controlli effettuati dalle compagnie aeree. Da un'indagine realizzata dal Messaggero, emerge che sono 200, uno su quattro, i comandanti d'aereo italiani che negli ultimi otto anni hanno avuto problemi cardiaci seri, con la necessità di un by-pass coronarico che ha imposto loro l'obbligo di restare a terra per almeno sei mesi.
Su 7.400 controlli medici, solo cinque però si sono visti revocare l'idoneità al volo. Ma come funzionano i controlli sui piloti? Dal punto di vista clinico e fisico, i test vengono fissati dalla Easa (European Aviation Safety Agency). Sono obbligatorie "valutazioni periodiche di idoneità medica" e al pilota viene imposto lo stop nei casi di "consapevolezza di diminuzione della propria idoneità che lo potrebbe rendere insicuro, assunzione di un farmaco prescitto o non prescritto che potrebbe interferire sull'attività, "trattamento medico-chirurgico".
In Italia, a rilasciare i certificati di idoneità sottoponendo i piloti a test ed esami su vista, udito, cuore e polmoni, sono i centri di Roma, Milano e Bari, legati all'Istituto di Medicina legale dell'Aeronautica italiana. Gli esami hanno cadenze regolari: ogni 12 mesi fino ai 40 anni, tra i 6 e i 12 mesi tra i 40 e i 60 anni, 6 mesi oltre i 60 anni. Questo dal punto di vista clinico. Per quanto riguarda gli esami psicologici invece l'Enac (l'ente italiano per l'aviazione civile) ha ammesso che "i test psicologici non sono previsti".
Di fatto, una valutazione psico-attitudinale dei piloti avviene solo una volta nella vita, prima della consegna del brevetto, a meno che non incorrano seri e conclamati problemi sanitari, come appunto una grave forma di depressione o dipendenza da alcol e droga.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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