Pasta sì o pasta no? È il grande dilemma di chi si prepara ad affrontare la prova costume. I pareri in merito sono sempre contrastanti, tra chi non vuol vedere i carboidrati nemmeno col binocolo e chi sostiene che nella giusta misura si possa mettere di tutto nel piatto.
A riabilitare il cibo italiano per antonomasia ci pensa ora uno studio condotto dal dipartimento di epidemiologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) e pubblicato sulla rivista scientifica "Nutrition and Diabetes". Secondo la ricerca, la pasta non solo non fa male (come più volte dimostrato), ma aiuta anche a tenere sotto controllo il peso, dal momento che il suo consumo è associato ad un indice di massa corporea più basso e a una circonferenza addominale minore.
"Il segreto è assumerla in modo equilibrato", spiega all'Huffington Post la professoressa Licia Iacoviello, capo del laboratorio di epidemiologia molecolare e nutrizionale del Neuromed, secondo cui sbaglia "chi non la mangia affatto per non ingrassare". "L'errore che si fa spesso è quello di fare tutta l'erba un fascio", aggiunge la professoressa, "Esistono diversi tipi di carboidrati: c'è una tipologia buona, quella dei carboidrati complessi come la pasta, che non possiamo eliminare del tutto dalla dieta e che, anzi, è essenziale al buon funzionamento del nostro corpo, e i carboidrati cattivi".
Quundi sì a spaghetti e penne, no agli zuccheri semplici, come bevande gassate, succhi di frutta o caramelle: "Se noi aggiungessimo alla pasta che mangiamo di solito cucchiaini di zucchero semplice come si fa per il caffè o per il cappuccino (e come fanno in altri Paesi del mondo), questo renderebbe la pasta dannosa", aggiunge la Iacovello, "Ma, tenendo conto di come siamo abituati a mangiarla e a cucinarla qui in Italia, non rappresenta alcun rischio".
È sbagliato inoltre abolire totalmente la pasta dalla propria dieta, magari preferendo carne rossa o insaccati: "La pasta si può e si deve mangiare, ma, come insegna la dieta mediterranea, con moderazione ed equilibrio", assicura l'esperta, "È normale che nutrendosi solo di pasta, si ingrassi. Bisognerebbe assumerne in quantità tale da soddisfare circa il 10% del fabbisogno calorico giornaliero: in media, 55 grammi al giorno per le donne e 70 per gli uomini".
E non solo: "La pasta di semola di grano duro, se cotta al dente, presenterà un indice glicemico più basso rispetto ad una cottura più prolungata, la pasta lunga avrà un indice glicemico leggermente più basso della pasta corta, così come l'abbinamento con alcuni grassi come l'olio d'oliva inibirà l'assorbimento di zuccheri e quindi contribuirà a ridurre, anch'esso, l'indice glicemico".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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