"Pensavo di esserne uscito, di essere guarito, avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricaduto e voglio essere curato". L'appello di Edgar Bianchi, lo stupratore seriale arrestato a Milano, sta già facendo discutere. Si riconosce malato, pensava di aver superato la sua malattia. Ma ha colpito ancora.
Dopo otto anni scontati dietro le sbarre per aver violentato 20 persone, era uscito di galera nel 2014 e apparentemente si era ricostruito una vita. Eppure alcuni giorni fa ha stuprato una 13enne sul pianerottolo di un palazzo. Ieri si è costituito in procura e ha ammesso le sue colpe, raccontando che quanto successo sarebbe una sorta di dipendenza. Una malattia da cui non è riuscito a curarsi e che gli 8 anni di galera non gli hanno estirpato di dosso.
L'accusa contestata dal pm è violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima ha meno di 14 anni e dalla recidiva reiterata. Bianchi, durante gli 8 anni di carcere, ha seguito un percorso psicoterapeutico e, stando a quanto precisato dal suo difensore Paolo Tosoni, sentiva di "esserne uscito". Ma non è andata così. Una volta libero ha lavorato come barman tra Milano e Genova, poi per una società di catering. Fidanzato, aveva intenzione di sposarsi. Poi però ha visto quella bimba sola nel pianerottolo di casa e ha abusato di lei. Ancora.
"Purtroppo mi è tornata fuori questa cosa, mi dispiace", ha ripetuto chiedendo di "essere
curato". Domani verrà interrogato dal Gip di Milano Manuela Cannavale presso il carcere di San Vittore. Verrà convalidato il fermo per violenza sessuale aggravata, visto che la vittima aveva meno di 14 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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