Superati i 20mila contagi. Sotto l'albero di sette regioni il pericolo del Natale in giallo

Record di casi da aprile (e 118 decessi). Calabria punita. Lombardia, Lazio, Veneto, Trentino, Liguria, Emilia e Marche a rischio

Superati i 20mila contagi. Sotto l'albero di sette regioni il pericolo del Natale in giallo

Superata quota 20mila. Il bollettino di ieri alla voce nuovi contagi registra un dato preoccupante: 20.497. Un picco che non si toccava da oltre otto mesi, da quel 3 aprile in cui i contagi furono 21.261. Non c'è da sbellicarsi ma nemmeno da strapparsi le vesti. Tra le buone notizie «nascoste» c'è il fatto che negli ultimi sette giorni i contagi sono saliti da 95.469 a 107.895, ovvero dell'11,52 per cento, mentre l'aumento nelle ultime settimane è stato attorno al 25 per cento. Che la percentuale di tamponi positivi scende al 2,86 per cento a causa dei tanti tamponi fatti (716.287, solo due volte dall'inizio dell'emergenza sanitaria se ne sono refertati di più). E che quel 3 aprile i morti erano 376 (e ieri 118, comunque record dai 126 del 28 maggio), i ricoverati in area non critica erano 32.203 (e ieri 6.483) e quelli in terapia intensiva 3.714 (e ieri 816).


Ieri come tutti i venerdì è stato il giorno delle pagelle alle regioni. Come da noi anticipato, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l'ordinanza che pone la Calabria in fascia gialla da lunedì prossimo 13 dicembre, come già Friuli-Venezia Giulia e provincia autonoma di Bolzano. Per il resto il monitoraggio della cabina di regia conferma quanto da noi anticipato ieri, con nove regioni sopra il livello di allarme del 10 per cento di occupazione delle terapie intensive (oltre a Friuli, Bolzano e Calabria, anche provincia autonoma di Trento, Liguria, Marche, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna) e molte di loro vicine anche al limite del 15 per cento di occupazione dei reparti non critici (in particolare Trento e Liguria) e quindi assai vicini ad andare in giallo a loro volta a partire da lunedì 20 dicembre. Non è tranquilla nemmeno la Lombardia, che ha entrambi i valori sotto il limite ma assai vicini a esso: 139 posti in terapia intensiva occupati su un totale disponibile di 1.530 (9,08 per cento, mancano 14 ricoveri al «giallo») e 1.124 posti in terapia intensiva occupati su 7.945 (14,15 per cento, ne mancano 68).


Ieri l'Iss ha anche fatto il punto sull'andamento dei contagi della settimana dal 3 al 9 dicembre: l'incidenza dei contagi è a 176 casi ogni 100mila abitanti (ma ieri era già salito a 182), mentre l'indice Rt è in lieve calo per la seconda settimana consecutiva attestandosi a 1,18 (contro 1,20 di sette giorni fa e 1,23 di quelli precedenti). «Nelle ultime settimane - rileva il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro - il trend si conferma in crescita, come nel resto d'Europa, anche se inferiore. Il virus circola di più nella fascia d'età più giovane, sotto i 20 anni e in quella tra i 30 e i 49 anni». La morale è sempre quella: «Per tutte le fasce di età il livello di protezione con la terza dose si innalza significativamente sia per quanto riguarda la possibilità di contrarre l'infezione sia per quanto riguarda la necessità di ricorrere a cure ospedaliere».
Dati preoccupanti arrivano anche dal fronte dei pronto soccorso. Come denuncia Simeu, la società di medicina di urgenza ed emergenza, molte strutture sono al collasso e non riescono ad accogliere pazienti non Covid.

La Sardegna è la regione messa peggio di tutte, e sette medici del pronto soccorso dell'ospedale di Nuoro hanno presentato le dimissioni con decorrenza immediata dal 21 dicembre come gesto provocatorio. Ma più o meno tutte sono messe male, comprese regioni storicamente non «calde» da questo punto di vista come il Piemonte e la Lombardia.

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