La storia della "Takata" giunge al termine. La società automobilistica giapponese ha infatti presentanto ai tribunali americani e nipponici la richiesta di procedura di fallimento.
Dopo lo scandalo scoppiato nel 2014 con il richiamo di oltre 50 milioni di automobili nel mondo a causa di alcuni airbag difettosi, il consiglio di amministrazione, tenutosi all'alba a Tokyo, ha deciso di voler dichiarare fallimento. Gli airbag della società giapponese sono stati presi di mira perché il gonfiaggio avveniva in modo troppo violento e questo poteva scaraventare schegge di metallo verso il guidatore. Secondo le autorità americane, sarebbero 11 le morti riconducibili a questo difetto. Dallo scoppio dello scandalo, a inizio 2014, l’azienda ha perso il 95 per cento del suo valore.
Ad oggi la "Takata" conta 46mila dipendenti in 56 stabilimenti in 20 Paesi, con un fatturato di 663 miliardi di yen nel 2016-17, per il 90 per cento realizzato all'estero.
I debiti della società ammontano a oltre mille miliardi di yen, l’equivalente di 8 miliardi di euro, che includono i costi sostenuti dai produttori auto, fra cui Toyota e Honda, per gli airbag difettosi. Si tratta della maggiore insolvenza mai registrata da una società nipponica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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