Sarà un lavoro mastodontico, quello affidato ai magistrati di Rieti incaricati dell'inchiesta per disastro colposo aperta a seguito del terremoto che esattamente una settimana fa colpiva il Centro Italia, facendo quasi trecento vittime.
Gli inquirenti dovranno infatti passare al setaccio migliaia e migliaia di pagine di incartamenti, ricostruendo passo dopo passo l'iter di ogni intervento di messa a norma degli edifici pubblici e privati fatti crollare dal sisma. Ci sono innanzitutto i 21 milioni di euro messi a disposizione per gli edifici privati della provincia, stanziati "rispetto al rischio provocato dal sisma dell'Umbria del 1997".
122.536 euro per mettere in sicurezza quattro immobili privati ad Accumoli e 568.690 euro per intervenire su altri dieci ad Amatrice. Soldi che, ricostruisce Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera, sono stati stanziati ma nessuno sa mai come siano stati spesi. E poi ci sono 2,3 milioni di euro elargiti per le strutture pubbliche, sbriciolatesi come tanti castelli di sabbia, in molti casi, dopo le scosse di mercoledì scorso.
Bisogna chiarire come siano stati assegnati gli appalti (spesso fra collaudatori e responsabili del progetto venivano scelte semopre le stesse persone), sentire progettisti, responsabili e soprattutto i collaudatori. Chi cioè ha dato il via libera all'agibilità di edifici oggi distrutti. O chi ha venduto ai privati degli immobili con tanto di certificati di "messa a norma".
Il sospetto, fortissimo, è che molto spesso i soldi destinati agli interventi di messa a norma siano stati utilizzati (in parte) per semplici ristrutturazioni.
Molte carte, purtroppo, sono ancora sotto le macerie.
Per questo gli inquirenti hanno raccomandato massima attenzione gli uomini della Protezione Civile. Anche quello, ricordano, è materiale delicatissimo. Che va assolutamente recuperato per ristabilire la verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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