Il terrorista fai-da-te, il peggior nemico dell'intelligence

Quando il killer è l’uomo qualunque: Unabomber, Breivik, Casseri, cani sciolti impossibili da controllare

Il terrorista fai-da-te, il peggior nemico dell'intelligence

Negli anni Settanta del secolo scorso si diceva: quando va fuori di testa, un giappo­nese fa harahiri, un americano fa una stra­ge. E adesso, tirando le somme delle ulti­me tre decadi, si potrebbe dire: un serbo massacra i vicini di casa croati, un belga si accanisce sulle bambine, un norvegese cancella i giovani socialisti, un veneto la­scia in giro aggeggi esplosivi, un pistoiese ammazza gli ambulanti africani. E, in que­sti giorni, un brindisino mette qualche bombola davanti a una scuola.

Per ogni latitudine un determinato tipo di follia, che si strutturerebbe in virtù delle caratteristiche fisiche e sociali del luogo. Ma che, al di là delle differenze, materializ­za la paura del pazzo isolato, dello squili­brato che, facendo tutto da solo, prepara o improvvisa quello che nessuno, neppure i professionisti della cosiddetta intelligen­ce, si potrebbe mai aspettare. Azioni illogi­che, irrazionali e in fondo impossibili. Che però avvengono. Ed ecco le stragi di Oslo e Utoya, rese possibili unicamente dalla mente più o meno malata del tren­tenne Anders Behring Breivik, che ancora oggi continua, giustamente dal suo punto di vista, a sostenere di non essere matto ma soltanto una persona che ha maturato delle convinzioni sui pericoli che sta cor­rendo l’Occidente e che agisce di conse­guenza. In questo pienamente d’accordo con gli psichiatri che, contraddicendo col­leghi di parere opposto, lo hanno ricono­sciuto del tutto in grado di intendere e vo­lere.

Ed ecco, per arrivare in Italia, al cosid­detto Unabomber, che a cavallo fra XX e XXI secolo ha disseminato il confine fra Veneto e Friuli di tubi e altri giochini esplo­sivi che hanno ferito gravemente donne e bambini. Facendo impazzire, in senso fi­gurato, gli investigatori che l’hanno cerca­to invano. E ancora, ecco Gianluca Casse­ri- cinquantenne ragioniere con la passio­ne per Ezra Pound, l’esoterismo, l’antise­mitismo, i romanzi fantasy e i fumetti- che il 13 dicembre dell’anno scorso scorrazza per Firenze con la sua Smith & Wesson ca­libro 357 magnum e tira al bersaglio con­tro i venditori di colore prima di spararsi in bocca.

Insomma,il terrorista fai-da-te,dall’ap­parenza normale, che nel segreto di casa sua prepara massacri o coltiva pensieri fol­li che faranno scattare l’interruttore.

È l’in­cubo di chi per mestiere sorveglia gli am­bienti nei quali si formano i gruppi terrori­stici. Perché il tizio di cui sopra non vuole complici e si fida solo di sé stesso. Ed è la personificazione della realtà che supera l’immaginazione. Anche quella degli agenti segreti.

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